Secondo il rapporto FAO “The State of World Fisheries and Aquaculture, 2016”, è prevista una crescita del consumo di pesce in America Latina e nei Caraibi del 22 percento tra il 2015 e il 2025, passando da 10 a 12 chilogrammi all’anno pro capite.
Secondo la previsione della FAO anche Asia e Oceania vedano aumentare rapidamente il consumo di prodotti ittici, con una crescita prevista del 12%. In Nord America il consumo dovrebbe crescere solo del tre percento e in Europa poco meno del sette percento.
“In particolare, aumenti importanti sono previsti in Brasile, Perù, Cile, Cina e Messico. Il consumo di pesce apparente rimarrà statico o diminuirà in alcuni paesi, tra cui Giappone, Federazione Russa, Argentina e Canada. Un lieve aumento (due percento) è previsto per l’Africa”, afferma il rapporto biennale della FAO.
Il rapporto disaggrega i dati sull’acquacoltura dell’America Latina e dei Caraibi, dimostrando che tra il 2010 e il 2014 nei Caraibi è diminuita da 37.000 tonnellate (MT) a 33.000 e la sua quota di produzione acquicola globale è passata dallo 0.06 allo 0.05%. D’altro canto, la produzione di acquacoltura in America Latina – escluso il Cile – è cresciuta da 1,1 milioni di tonnellate nel 2010 a 1,5 milioni nel 2014. La quota dell’America Latina nella produzione mondiale dell’acquacoltura è quindi cresciuta dall’1,9% al 2,1% circa nel periodo. In confronto, la produzione di acquacoltura in Asia si è attestata a 66 milioni di tonnellate nel 2014, pari all’89% della produzione mondiale.
Il rapporto osserva che in America Latina e nei Caraibi vi è “una diminuzione della crescita demografica, una diminuzione della popolazione economicamente attiva nel settore agricolo nell’ultimo decennio, una crescita moderata dell’occupazione nel settore della pesca, diminuzione della produzione di cattura e una produzione di acquacoltura piuttosto alta e sostenuta”.
L’acquacoltura è destinata a crescere nei Caraibi e in America Latina, creando una produzione più elevata ma non altrettanti posti di lavoro.
“Tuttavia, la crescita vigorosa della produzione dell’acquacoltura nella regione non può determinare un numero di allevatori ittici altrettanto vigorosamente in crescita, dal momento che molti dei principali organismi coltivati nella regione sono finalizzati a soddisfare mercati esteri altamente competitivi, richiedendo quindi attenzione all’efficienza, alla qualità, costi inferiori e maggiore affidamento sugli sviluppi tecnologici piuttosto che sul lavoro umano”, afferma il rapporto.
In America Latina e nei Caraibi, 356.000 persone sono attualmente coinvolte nell’acquacoltura. Il 4% della popolazione mondiale impegnata in attività di pesca e acquacoltura si trova in quella regione, rispetto all’84% in Asia e al 10% in Africa, nel 2014. Per il 2014, c’erano solo 2,5 milioni di lavoratori dell’acquacoltura in America Latina e nei Caraibi , rispetto a poco meno di 2,2 milioni nel 2010. Al contrario, “l’Europa e il Nord America hanno sperimentato le maggiori riduzioni proporzionali del numero di persone impegnate nella pesca di cattura, e un lieve aumento o addirittura una diminuzione di coloro che praticano la piscicoltura”, afferma il rapporto.
Il report evidenzia inoltre che il 6% della flotta peschereccia mondiale si trova in America Latina e nei Caraibi, e comprende 276.000 pescherecci principalmente artigianali di lunghezza inferiore a 12 metri. L’Asia ha il 75% della flotta peschereccia mondiale, e l’Europa e il Nord America rispettivamente il due percento.
Preoccupati per lo spreco, la FAO e il Global Environment Facility hanno lanciato un progetto noto come Gestione sostenibile delle catture accessorie in America Latina e nei Caraibi per la pesca a strascico (Sustainable Management of Bycatch in Latin America and Caribbean Trawl Fisheries (REBYC-II LAC) (2015–19), che “mira a migliorare la gestione delle catture accessorie riducendo al minimo i rigetti e i danni al fondo marino, trasformando così la pesca con reti a strascico in attività di pesca responsabili.”