In questo difficile momento per l’intera Nazione, la pesca italiana perde la partita di sopravvivenza giocata contro il Covid-19.
I nostri pescatori ci hanno provato a vincerla questa sfida, ma alla fine si sono dovuti arrendere e far prevalere il buon senso. È stato il buon senso infatti a spingerli a interrompere ogni attività: intere battute di pesca rimangono invendute e quindi ogni sforzo, fisico ed economico, risulta sprecato.
Il pesce appena pescato ricade in quella fetta di agroalimentare definito “fresco” che risulta in particolare sofferenza in questo momento di generalizzata crisi economica. Al pari degli ortaggi, della frutta, del latte e dei formaggi, il pesce fresco rientra nella categoria di “prodotti deperibili” a cui vengono preferiti quelli che possono essere conservati più a lungo nelle dispense degli italiani. Una tendenza questa che viene riscontrata anche nel settore delle esportazioni sui mercati esteri. Le difficoltà per le marinerie italiane erano cominciate con la chiusure delle scuole e quindi con la chiusura delle mense. I problemi sono aumentati nettamente prima con le limitazioni agli afflussi di clientela negli esercizi pubblici e poi con la chiusura completa di ristoranti, tavole calde, pizzerie, pub e bar. È stato registrato un crollo verticale nelle richieste di prodotto ittico fresco.
A tal proposito vanno sottolineati gli ammanchi subiti da vongolari e miticoltori i cui prodotti vanno smistati vivi. A tutto ciò si aggiungono le severe limitazioni agli spostamenti privati, imposte dal governo: ecco che anche nei supermercati i consumatori preferisco acquistare pesce surgelato. L’effetto domino fa cadere anche l’ultima tesserina rimasta in piedi: vengono chiusi i mercati ittici, è completamente inutile continuare a tenerli aperti vista l’ enorme quantità di pesce che rimane invenduto.
È dura, ma bisogna accettare l’evidenza: i danni al settore sono ingenti. Le penalizzazioni subite dal pescato fresco sono a tutto vantaggio dei prodotti ittici surgelati, soprattutto quelli di importazione.
“È crisi totale”, afferma Gennaro Scognamiglio presidente nazionale UNCI Agroalimentare. “Ma non perdiamo le speranze. Proverbiale è la capacità di resistenza dei nostri pescatori, abituati alla fatica e al sacrificio.Tutto andrà bene, è lo slogan dell’Italia in questo momento buio. Insieme attendiamo la luce: consideriamo questo ennesimo stop dell’attività di pesca come un momento di riposo per il mare e per i lavoratori; consideriamo questa pausa obbligata come una occasione per recuperare forza ed energia per tornare a lavorare meglio di prima. Chiaramente è indispensabile l’aiuto di tutte quelle misure di sostegno al reddito che come associazione di categoria insieme alla nostra centrale UNCI Nazionale, abbiamo richiesto al Governo centrale e alle amministrazioni locali. Riteniamo indispensabile, e lo abbiamo ribadito formalmente in questi giorni sia al Presidente del Consiglio sia ai Ministri di più diretta competenza, lo stanziamento di aiuti diretti e indiretti. Vogliamo dare concretezza alle richieste di aiuto dei nostri associati, tutti, nessuno escluso. UNCI Nazionale e UNCI Agroalimentare si schierano in prima linea al fianco dei pescatori #tuttoandràbene”.