Durante la prima decade di febbraio 2016 si sono svolti due appuntamenti importanti della Commissione Europea della Pesca che condizioneranno le politiche del mare dei prossimi anni:
– a Malta il 4-5 febbraio l’ECONOMIC ADVICE IN FISHERIES MANAGEMENT;
– a Catania il 9-10 febbraio il SEMINARIO SUGLI STOCK ITTICI DEL MEDITERRANEO.
Tutti concordi nel ribadire che la pesca è importante per l’economia, ma con i dovuti distinguo. Basta leggere il poster “economic performance” e vedere come la pesca atlantica è tra le buone notizie, mentre il Mediterraneo appartiene alla sfide future; le grandi imbarcazioni viaggiano a gonfie vele; la pesca piccola affonda. Molto preoccupante la riproposizione del classico Teorema: il Mediterraneo non ha più pesci limitiamo la pesca e continuiamo ad eliminare i pescatori. Nessuno a dire qualcosa sulle altre cause di riduzione del pescato (inquinamento, traffici marittimi, etc). Nessuno a parlare del cambiamento climatico, del raddoppio del canale di Suez, delle specie aliene e non (come il piccolo granchio che in questi giorni riempie le reti dei pescatori di Sciacca). Nessuno a parlare dei Piani di Gestione realizzati con il FEP per la pesca costiera artigianale per coniugare sostenibilità economica, ambientale e sociale. Nessuno a parlare del rapporto tra il pescatore, l’attrezzo selettivo e il pesce vera equazione sostenibile della pesca nel Mediterraneo e che dovrebbe essere la ratio della “riforma del regolamento mediterraneo”. Nessuno a dire che il sistema delle TAC (totali ammissibili di catture) con cui si disciplina lo sforzo di pesca è adatto per la pesca atlantica e non quella Mediterranea dove la pesca artigianale lavora con molte specie e soprattutto segue il criterio della stagionalità della cattura; nessuno a dire che ogni posto di lavoro in mare genera 7 posti di lavoro a terra; nessuno a dire che la pesca è in classifica il 7° settore più burocratizzato del mondo (per leggi, trattati internazionali, etc) e precede anche quello farmaceutico (dati presentati a Malta); nessuno a parlare del proliferare dei tonni che scorazzano nel nostro mare ma non si possono pescare, e forse non è poi tanto difficile pensare che mangino i pesci più piccoli. Ma soprattutto, nessuno a sostenere che l’Europa deve affrontare il problema Transfrontaliero con i piani di gestione condivisi con Tunisia, Serbia, etc. Pertanto la Commissione Regionale della Pesca impegna l’Assessore Agricoltura, Sviluppo Rurale e Pesca Mediterranea Antonello Cracolici e il Dipartimento Pesca Mediterranea ad intervenire presso tutte le sedi coinvolte nella Governance della Pesca nel Mediterraneo per sostenere la pesca in Sicilia nella sua valenza produttiva, economica, sostenibile e culturale.