Forte è la preoccupazione espressa da Gennaro Scognamiglio, Presidente UNCI Agroalimentare, in una nota che indirizza al Sottosegretario Giuseppe Castiglione e al Direttore Generale della Pesca, Riccardo Rigillo.
È una forte e sentita preoccupazione derivante dalla consapevolezza di tutte le criticità che oggi trascinano la pesca del nostro Paese sempre più a fondo.
La nota a firma di Scognamiglio:
“Ancora ad oggi, molte marinerie obbligate a fermarsi per il periodo di riposo biologico e quindi dopo aver visto chiudere la propria azienda per decreto della Direzione Generale Pesca, parliamo del fermo pesca anno 2015, non hanno visto né un euro di compensazione per gli armatori né un euro per gli imbarcati.
Cari Onorevole Castiglione e Dottor Rigillo siete mai stati costretti nella vostra vita professionale e lavorativa a non effettuare il vostro lavoro, fermando la vostra attività e dovendo chiedere ai vostri subalterni di rimanere a casa senza retribuzione e dopo un anno ricostringerli ancora senza stipendi e senza nessuna compensazione? Questo è quando sta accadendo nel settore ittico e voi lo sapete bene!
La Grande Azienda Stato, a nome dell’INPS, sta anche mettendo in discussione la CIGS per il settore, che già in modo tutto anomalo paga con un ritardo pazzesco chi ha un lavoro sul elemento fluttuante come l’acqua del mare e rischia tutti i santi giorni la vita per portare a casa un pezzo di pane. Questo mestiere è uno dei più belli ed usuranti al tempo stesso ma nessuno ha il coraggio di dire la verità.
Caro sottosegretario non possiamo più fare come gli struzzi che nascondono la testa sotto la sabbia. Abbiamo bisogno di risposte certe e sicurezze su CIGS compensazione per gli armatori che chiudono l’azienda per un periodo di 45 giorni. Quale azienda viene costretta a questo? Chiediamo certezze e non mancate risposte.
I remi sono in barca. I tonni rossi e i pesci spada valgono sempre di più delle vite delle famiglie dei nostri pescatori? Aspettiamo risposta di deroga nella GSA 10 da oltre un anno e nel frattempo si deroga in Calabria solo. Che cosa raccontiamo alle famiglie dei pescatori campani, laziali e siciliani? Aspettiamo?
Basta! Siamo stanchi di non avere risposte. I nostri pescatori sono sempre pronti e rispettosi delle norme ma dall’entrata in vigore della legge 154 del 31 luglio, stanno vivendo seri incubi.
Oggi basta un merluzzetto a creare danni alle imprese tanto da vederle chiuse o da dover pagare multe da capogiro.
Chiediamo certezze sulla nostra attività di pescatori con piani pluriennali sulla circuizione dei tonni rossi ed un piano di catture per la piccola pesca a salvaguardia delle specie acquatiche che sono cosiddette azzurro del mare.
Chiediamo un intervento serio sulla corretta applicazione della CIG nel settore pesca.
Chiediamo un piano di intervento su piccoli pelagici in Adriatico che dia opportunità di reddito alle nostre aziende e chiediamo di rivedere l’indice di mortalità di pesca dovuto a fattori ambientali e pesca non professionale. Tutto questo ci viene esortato dalle nostre cooperative che sono ormai esauste e sfinite da una politica del non fare ma solo di decreti per multe e chiusure di attività”.