La sostenibilità ambientale e sociale della pesca sono spesso interconnesse. Ci sono prove crescenti che le flotte maggiormente implicate nella pesca globale illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN) sono anche quelle in cui si osservano più casi di lavoro forzato, violazione dei diritti umani e abusi sul lavoro. Il legame tra INN e abusi sul lavoro è stato chiaramente stabilito in alcuni paesi asiatici, con flotte abbastanza grandi da avere un impatto considerevole sulla pesca globale.
Il Regolamento INN, lo strumento dell’Unione Europea volto a vietare le importazioni di prodotti ittici catturati illegalmente, ha un grave difetto: si basa esclusivamente sulla sostenibilità ambientale. Considerando gli stretti legami tra abusi ambientali e sociali, ciò non è accettabile. L’UE deve mettere in atto le misure necessarie per vietare le importazioni di pesce proveniente da flotte con prove evidenti di violazione dei diritti umani e abusi sul lavoro. È possibile tenere conto delle buone pratiche di altri paesi. Negli Stati Uniti d’America, ad esempio, i consumatori hanno accesso a un elenco di beni prodotti dal lavoro minorile o dal lavoro forzato.
Per fermare le importazioni di prodotti ittici da paesi che stanno violando le norme ambientali e di lavoro nell’UE, le parti sociali europee del settore della pesca (European Social Partners of the fisheries sector) esortano la Commissione a intraprendere azioni appropriate per affrontare la questione e vietare le importazioni nell’UE di prodotti della pesca provenienti da pescherecci identificati come responsabili di gravi violazioni del lavoro e non rispettosi dei diritti umani fondamentali a bordo.
Invitano la Commissione europea a:
(1) richiedere l’istituzione di un registro europeo dei pescherecci identificati come responsabili di gravi violazioni del lavoro e non rispettosi dei diritti umani fondamentali a bordo del peschereccio;
(2) Stabilire un elenco di paesi terzi che non adempiono ai doveri loro incombenti dal diritto internazionale come Stato di bandiera, porto, costiero o mercato, per prevenire, scoraggiare ed eliminare gli abusi contro il lavoro e le violazioni dei diritti umani in pesca;
(3) prendere provvedimenti contro i pescherecci non conformi e i paesi terzi non cooperanti, in particolare vietare le importazioni da pescherecci o paesi di pesca inseriti nella lista nera del registro;
(4) richiedere che tutte le importazioni di prodotti ittici che entrano nel mercato comunitario rispettino gli standard minimi concordati a livello internazionale come quelli sanciti nel C188 e recepiti nell’UE attraverso la direttiva (UE) 2017/159;
(5) Garantire una migliore coerenza con le politiche commerciali dell’UE, compresi gli accordi tariffari preferenziali come il sistema di preferenze generalizzate (SPG +), ATQ e accordi di libero scambio;
(6) Eseguire un audit INN sui paesi asiatici non cooperanti ed eventualmente agire con il processo di cardatura, se necessario;
(7) Promuovere e garantire misure efficaci per contrastare l’abuso sul lavoro attraverso l’attuazione dell’OIL C188.