Secondo l’ultimo Eurobarometro sulle abitudini dei consumatori dell’UE per quanto riguarda i prodotti della pesca e dell’acquacoltura, quasi due terzi degli europei hanno il pesce nel loro menu più volte al mese. La crisi COVID-19 non sembra aver influito in modo significativo sul consumo di prodotti ittici all’interno dell’UE, sebbene si osservi una leggera diminuzione (-6 punti percentuali) dal 2018, soprattutto per i maggiori consumatori. La qualità e il prezzo rimangono i fattori di acquisto più importanti, mentre è aumentata la domanda di maggiori informazioni ai consumatori.
L’indagine Eurobarometro conferma che la grande maggioranza degli europei (64%) continua a mangiare pesce regolarmente, preferibilmente a casa. I surgelati sono la categoria maggiormente preferita, leggermente avanti rispetto ai prodotti freschi e in scatola. Quasi l’80% dei consumatori acquista prodotti della pesca o dell’acquacoltura al supermercato o all’ipermercato. Solo un quinto degli europei (21%, -11 punti percentuali dal 2018) afferma di consumare prodotti della pesca o dell’acquacoltura presso ristoranti e altri punti vendita almeno una volta al mese.
Comprare prodotti ittici: prima gli occhi, poi il portafoglio
Quando si acquista pesce, l’aspetto del prodotto (es. freschezza, presentazione) è il fattore chiave di acquisto per il 58% dei consumatori europei, ma anche il motivo principale per non mangiarlo. Anche il prezzo è molto importante (54%) e rimane una barriera per alcuni consumatori.
La piccola quota di europei che ha ridotto il consumo di pesce durante la crisi COVID-19 è più probabile che citi motivi finanziari come la causa principale, o perché il pesce è diventato più costoso (33%) o perché la propria situazione finanziaria è cambiata ( 25%). La promozione di specie meno costose o meno popolari ma nutrienti è quindi essenziale.
Allo stesso tempo, i consumatori che aumentano il loro consumo hanno citato la consapevolezza della salute (40%) e i cambiamenti nella dieta (35%) come motivo principale per farlo.
I consumatori chiedono maggiori informazioni sull’ambiente e sulla freschezza
L’indagine conferma inoltre l’importanza di un’informazione trasparente per tutti i tipi di prodotti della pesca e dell’acquacoltura, compresi quelli trasformati. L’origine del prodotto ha guadagnato terreno in 21 Stati membri rispetto al 2018 e si conferma il terzo fattore di acquisto più importante.
Gli europei apprezzano le informazioni che ricevono grazie alla legislazione dell’UE, in particolare:
– la data di scadenza
– il nome della specie
– se il prodotto è selvatico o di allevamento, e
– la zona di cattura o di produzione
Detto questo, anche i consumatori europei desiderano avere informazioni aggiuntive sul pesce che acquistano. Il 76% di loro vorrebbe vedere la data di cattura/raccolta sull’etichetta. Inoltre, l’informazione ambientale ha guadagnato interesse dal 2018 (+ 5 punti percentuali) con il 44% dei consumatori che dichiara che dovrebbe apparire in etichetta.
La crescente domanda da parte dei consumatori di informazioni ambientali e, in misura minore, di informazioni etiche e sociali, conferma l’importanza della strategia Farm to Fork e la sua ambiziosa agenda per responsabilizzare i consumatori nella scelta di alimenti sostenibili.
Selvatici o di allevamento: nessun vero problema per i consumatori dell’UE
La percentuale di intervistati che ha una forte preferenza per i prodotti selvatici (32%) o di allevamento (7%) è leggermente diminuita nella maggior parte degli Stati membri. I consumatori sono ora più propensi a dire che dipende dal tipo di prodotto, o che non sanno se i prodotti che acquistano o mangiano sono selvatici o di allevamento. Nell’UE, il 25% di tutto il pesce e i frutti di mare consumati proviene dall’acquacoltura.