Dal Monitor sui distretti agroalimentari di luglio 2020 della direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo emerge che l’agro-alimentare italiano sta vivendo stagioni di crescita importanti sui mercati esteri: nel 2019, le esportazioni del settore nel suo complesso hanno realizzato la cifra record di oltre 43 miliardi di euro, in incremento del 3,7% rispetto all’anno precedente.
In questo quadro generale, i distretti agro-alimentari hanno fatto ancora meglio: con oltre 19 miliardi di euro di vendite all’estero nel 2019, il risultato tendenziale è del +4,4%. Nel primo trimestre del 2020 questo trend è stato ulteriormente accentuato: i distretti agro-alimentari hanno realizzato in totale 5,1 miliardi di esportazioni, miglior trimestre invernale di sempre, corrispondente a un +9,3% rispetto allo stesso periodo del 2019 (+8,1% la crescita complessivo dell’agro-alimentare italiano), mentre i distretti non agro-alimentari arretrano di circa 10 punti percentuali.
Questi risultati vanno letti anche alla luce delle profonde modifiche intervenute nelle abitudini di consumo adottate nel mese di marzo, che ha rappresentato l’inizio delle misure di lockdown in Italia, poi progressivamente estese nel resto d’Europa, necessarie per limitare il diffondersi dell’epidemia di COVID-19.
Il fermo produttivo di alcuni settori identificati come “non essenziali”, sebbene non abbia riguardato direttamente l’industria agro-alimentare, ha tuttavia avuto importanti ripercussioni sulla mobilità delle persone, che hanno trasferito parte dei loro consumi in ambito domestico, determinando una forte domanda da parte della grande distribuzione, (con un vero e proprio “effetto accaparramento”) mentre il canale della ristorazione, dell’hotellerie e del catering ha praticamente azzerato la propria operatività.
Queste modifiche hanno riguardato non solo il mercato interno, ma anche gli altri paesi nostri partner commerciali, con impatti sul commercio globale. I dati analizzati in questo report riflettono parzialmente questi fenomeni, che hanno riguardato pienamente solo l’ultima parte del trimestre.
L’analisi per filiera dei risultati di vendita sui mercati esteri del primo trimestre 2020 permette di
evidenziare in maniera più evidente alcuni di questi trend. Se la filiera dei vini mantiene il primato delle esportazioni nei primi tre mesi del 2020, con oltre 1,3 miliardi di euro (+6,1% tendenziale), è la filiera della pasta e dei dolci quella che realizza il maggior contributo alla crescita del trimestre, arrivando a superare il miliardo di euro, con un incremento del 27,6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Anche le filiere della carne e dei salumi (+10,1% tendenziale) e del riso (+12,3%) vantano risultati lusinghieri nel primo trimestre 2020, beneficiando dell’incremento dei consumi domestici.
Molto bene nel primo trimestre anche la filiera delle conserve (+5%) e del lattiero-caseario (+4,6%); in positivo il bilancio anche per le filiere dell’olio (+3,6%) e per i distretti agricoli (+1,8%), che avevano entrambe chiuso in negativo il 2019.
Unica filiera in regresso è quella dei prodotti ittici, per le probabili minori richieste pervenute dal canale ho.re.ca.
Unica filiera a chiudere in negativo è quella dei prodotti ittici: 4,1 milioni di export in meno nel primo trimestre 2020 per l’Ittico del Polesine e del Veneziano (-18,4%) che si sommano ai 6,4 in meno del 2019.
Il lockdown del COVID-19 ha bloccato anche dall’estero la domanda che proveniva dalla ristorazione e che rischia di pregiudicare la raccolta dei mitili.