Due pescherecci italiani sarebbero entrati di nuovo in acque libiche, a meno di tre mesi dal sequestro di due imbarcazioni da parte delle autorità della Libia orientale. I diciotto marittimi erano rimasti in stato di fermo a Bengasi per oltre tre mesi. Secondo quanto riferito da Adnkronos, due pescherecci del comparto di Mazara del Vallo sono nuovamente entrati nell’area al largo della Libia segnalata dal Comitato Interministeriale per la Sicurezza dei Trasporti (Ccovist) come “zona ad alto rischio” per tutte le navi battenti bandiera italiana senza distinzione di tipologia. Nell’area interessata, spiega l’agenzia, le autorità libiche potrebbero esercitare azioni di polizia come il sequestro delle imbarcazioni e del pescato con la possibilità che gli stessi equipaggi possano essere detenuti per durate non prevedibili, come già avvenuto nei mesi scorsi con i pescherecci Antartide e Medineà sequestrati in acque libiche.
“Si tratta di una condotta purtroppo non nuova da parte di alcuni pescherecci, recentemente sconsigliata dall’Unità di Crisi della Farnesina. È stato più volte ricordato, infatti, l’esclusiva responsabilità individuale di chi assume la decisione di recarsi in quelle acque, così come del datore di lavoro sul quale incombono precisi doveri nei confronti dei propri dipendenti”, citano alcune autorevoli fonti della Farnesina.