Il settore della pesca e quello dell’acquacoltura non sono stati risparmiati dalla crisi prodotta dalla pandemia da Covid-19. Le imprese e i lavoratori di entrambi i comparti ancora oggi sono a rischio, se non sanitario certamente economico. Quali sono le difficoltà oggettive che UILA Pesca ha percepito?
Risponde Enrica Mammucari, segretaria generale UILA Pesca.
Ovviamente la repentina chiusura dei canali Ho.Re.Ca., ai quali afferisce una porzione significativa del pescato nazionale, ha determinato uno shock in termini di domanda del prodotto, che ha costretto, nell’immediato le aziende a sospendere l’attività. Purtroppo, il settore ittico, in particolare quello della pesca, si trova, storicamente in una condizione di fragilità – dovuta ad una serie di fattori, come la mancanza di un adeguato ricambio generazionale ed un’attenzione esclusiva alla conservazione delle risorse – che ha fatto temere che l’emergenza Covid-19 potesse costituire il colpo di grazia per l’intero settore produttivo.
Le difficoltà oggettive, quindi, rimangono quelle che, anche nel (lungo) periodo precedente all’emergenza hanno caratterizzato il declino del settore ed un’impressionante emorragia di posti di lavoro. La pesca è un settore non dotato di un ammortizzatore sociale strutturato (per fortuna previsto dalle norme emanate per far fronte all’emergenza) e si trova ad operare in condizioni paradossali a causa di un impianto normativo che, purtroppo, individua nel settore l’unico responsabile del declino degli stock ittici, a dispetto del tanto decantato approccio ecosistemico che, nei fatti, è rimasto un concetto privo di reali contenuti.
Cosa stanno facendo Governo e Regioni per evitare un ulteriore aggravarsi della crisi economica?
Le misure previste dai decreti Cura Italia, Liquidità e, in ultimo, Rilancio Italia contengono un’attenzione importante nei confronti del settore ed, in particolare, dei lavoratori. Anche se, in particolare, la cassa integrazione in deroga, di cui possono beneficiare i pescatori , nonostante siano stati definiti velocemente gli accordo quadro a livello regionale, sta tardando troppo ad arrivare, per le note lungaggini burocratiche.
A tal proposito, confidiamo nella nuova procedura semplificata, prevista nel Dl Rilancio Italia, che impegna direttamente l’INPS ad erogare velocemente la prestazione! Ci aspettiamo, altresì, che i decreti attuativi, che servono a dare ristoro alle aziende rispetto alle perdite subite, vengano emanati celermente per dare alle stesse le risorse necessarie, se non a ripartire, quantomeno a far fronte alle difficoltà immediate e salvaguardare così la tenuta occupazionale.
Purtroppo, sono troppo pochi i casi nei quali le Regioni hanno integrato le misure nazionali in aiuto del settore. La Sicilia è tra quelle che stanno per investire risorse significative, 30 milioni di euro, per la pesca, con una particolare attenzione alla piccola pesca, oltre che sostegno diretto a lavoratori e imprese.
Per essere efficaci davvero è indispensabile promuovere immediatamente una sburocratizzazione e semplificazione di tutte le procedure amministrative.
Questa crisi, quando ci saremo lasciati alle spalle l’emergenza sanitaria, potrebbe rappresentare un punto di partenza per rilanciare un settore in maniera maggiormente sostenibile dal punto di vista, oltre che ambientale, anche economico e sociale?
Certamente la pandemia rappresenta un punto di svolta che avrà ripercussioni, probabilmente definitive, sul nostro impianto sociale complessivo e, di conseguenza, anche sulle attività produttive. Percepiamo, da parte dei consumatori, una rinnovata – e speriamo concreta – volontà di approvvigionarsi di prodotti locali che, oltre a fornire maggiori garanzie dal punto di vista della sicurezza alimentare e del gusto, consentono all’economia nazionale di rilanciarsi e tornare (o cominciare) a prosperare.
Il settore dell’acquacoltura nazionale, già da diversi anni, punta con successo su produzioni certificate e dall’elevatissimo pregio. Per la pesca ci troviamo, con tutta probabilità, in un momento che ne segnerà il destino nel breve – medio termine. Bisogna rinnovare la visione del settore. È necessario affrontare questa crisi mettendo in campo idee innovative che consentano di accorciare la filiera, “monetizzando” l’eccezionale patrimonio culturale che la pesca può offrire e garantendo con continuità, ai consumatori, la possibilità di approvvigionarsi di produzioni tipiche e di qualità
Sono, in parte, le stesse sfide contenute nel Green Deal. Ridurre il prelievo di risorse ittiche, migliorando quindi la qualità del lavoro a bordo dei pescherecci, compensando la “perdita” di volume di produzione attraverso un incremento di valore derivante da pratiche commerciali moderne e performanti.
Quale sarà il ruolo di UILA Pesca nella ripartenza post COVID-19?
Sempre lo stesso. Da sempre e in particolare dall’ultimo congresso nazionale, ci siamo dati l’obiettivo ambizioso di mettere a disposizione dell’intero settore tutte le nostre energie per superare le difficoltà attraverso una visione nuova e proiettata verso il futuro, che metta al centro la valorizzazione di questo antico mestiere, fatta non solo di divieti ma anche di opportunità.
Sul fronte istituzionale continuiamo la nostra battaglia per l’ottenimento di un ammortizzatore sociale stabile per il settore, per l’aggiornamento delle tabelle relative alle malattie professionali, per il riconoscimento dello status di “lavoro usurante” al mestiere del pescatore e per garantire, ai lavoratori del settore, un trattamento equiparato agli altri e adeguati percorsi formativi per implementare le loro competenze professionali e consapevolezze dei loro diritti.