La crescita globale della produzione ittica, quest’anno dovrebbe rallentare un po’, trainata principalmente da minori catture delle principali specie selvatiche come il merluzzo d’Alaska e l’acciuga cilena.
Continua ad aumentare invece ad un tasso costante la produzione da acquacoltura, facendo registrare un ulteriore incremento del 5 per cento del volume complessivo previsto nel 2016. Questo emerge dai dati del nuovo rapporto Globefish.
Spinto da redditi più alti e dall’urbanizzazione, il consumo mondiale di pesce sta crescendo a un ritmo superiore a quello della popolazione mondiale, il che significa che il consumo pro capite è in aumento ogni anno di circa l’1 per cento. Per il 2016 si prevede un consumo pro capite di 20,5 kg all’anno, contro i 20,3 kg del 2015 e 17,6 kg di dieci anni fa.
Un altro dato importante è la produzione di pesce per il consumo umano prodotto dal settore dell’acquacoltura, si prevede raggiungerà quest’anno il 53 per cento.
Dopo il calo del 2015 per quest’anno si prevede un incremento del 4,4 per cento del valore totale del commercio mondiale di prodotti ittici. Questo ritorno alla crescita in termini di valore è in parte dovuto ad una stabilizzazione del dollaro ma è anche la conseguenza di prezzi migliorati per una serie di prodotti a base di pesce. I prezzi del salmone, in particolare, stanno raggiungendo picchi estremi nel 2016, mentre i prezzi del tonno sono anche aumentati dopo un periodo di bassi sostenuti. I vincoli di approvvigionamento sono in parte il motivo delle oscillazioni dei prezzi, ma anche la crescita della domanda è un fattore che contribuisce.
Tra i produttori di prodotti ittici più importanti del mondo, è la Norvegia che continua a segnare il passo in termini di crescita dei ricavi delle esportazioni, guidata da prezzi elevati per le specie principali di merluzzo, salmone, sgombri e aringhe.
Dal punto di vista del mercato, la crescita è guidata nel 2016 da un mercato UE in netto recupero e dallo sviluppo dei mercati più piccoli in Oriente e Sud-Est asiatico, così come nel vicino Oriente. Questi ultimi stanno sempre più assorbendo grandi quantità di prodotti ittici, tendenza guidata dalla crescita del reddito e dall’espansione della classe media.