Si sta tenendo ad Atene l’Assemblea annuale della Commissione Globale della Pesca nel Mediterraneo (GFCM) a cui aderiscono 23 paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Il GFCM è un organismo speciale della FAO che si pone come obiettivo principale la conservazione delle risorse marine viventi e il loro uso sostenibile nel Mediterraneo e nel Mar Nero.
Proprio a tutela della sostenibilità della pesca e con l’intento di contrastare l’impatto devastante dello strascico, la FAO sta portando avanti una serie di negoziati nel tentativo di mettere a punto una serie di misure attuative utili a tali scopi.
È in questa ottica che si inserisce il piano d’azione per l’Adriatico sottoposto all’attenzione del GFCM dalla Commissione Europea. La Raccomandazione della Ue portata ad Atene contiene la riduzione dei giorni di pesca, 2 mesi di fermo l’anno sotto costa, il divieto di strascico entro le 6 miglia, riduzione della taglia minima pescabile, riduzione delle maglie delle reti, obbligo a bordo delle navi superiori ai 12 metri di sistemi di geolocalizzazione. Nelle intenzioni iniziali il piano prevedeva anche la creazione della riserva protetta più estesa del Mediterraneo. “Il santuario blu”, già bocciato dal governo italiano, era stato individuato nelle acque internazionali del canale di Otranto tra Italia e Albania, a 12 miglia nautiche dalla costa pugliese.
“Dopo il no all’ area protetta nel basso Adriatico, ci aspettiamo che il governo opponga un rifiuto altrettanto netto alle altre misure previste dalla raccomandazione Ue presentata ad Atene”, è quanto afferma Gennaro Scognamiglio presidente nazionale UNCI Agroalimentare.
“L’Adriatico, nel bacino del Mediterraneo, è sicuramente il mare più ricco di risorsa ittica. – Prosegue Scognamiglio – È altrettanto vero che è il mare più sfruttato al mondo dalla pesca a strascico: se l’obiettivo di tutti è la sostenibilità, tutti insieme istituzioni, pescatori e associazioni, dobbiamo trovare delle soluzioni immediate e concrete. Tutti siamo animati dalla volontà di salvaguardare il mare con le sue biodiversità e dunque la risorsa ittica, indispensabile per la pesca, ma le nuove ulteriori restrizioni che la Ue vuole imporre sull’Adriatico ci sembrano pericolose per la sopravvivenza economica di molti dei pescatori che operano nella zona”.
“Secondo noi, – Aggiunge il presidente di UNCI Agroalimentare – stabilire dei limiti alla pesca di specie come il nasello, la sogliola, il gambero rosa mediterraneo, lo scampo e la triglia di fango significa, insieme all’ulteriore taglio delle giornate lavorative, colpire in maniera definitiva la flotta a strascico italiana; significa minare un segmento produttivo determinante per l’economia ittica del nostro paese. Non possiamo permettere che i nostri pescatori subiscano un danno di tali proporzioni; non possiamo permettere che sulle tavole dei consumatori italiani arrivino pesci dalla dubbia tracciabilità e dalla dubbia salubrità. Come Associazione non possiamo non pensare anche alla sostenibilità economica della pesca”.
“Ci auguriamo che il buon senso di tutti gli attori politici crei una barriera contro il piano di emergenza per l’Adriatico. I nostri pescatori sono ormai canne al vento: questo piano mira solo a proteggere la risorsa Ittica e non le famiglie dei nostri pescatori. Speriamo dunque che non passi o che possa essere rivisto sulla scorta di ulteriori considerazioni scientifiche e maggiormente aderenti a quelle che sono le reali esigenze dei nostri pescatori”, conclude Scognamiglio.