La pandemia ha purtroppo danneggiato l’economia della filiera ittica. In primis a sentire la crisi sono stati i pescatori, lo stato ha messo in campo tutte le risorse possibili per garantire una continuità salariale al settore, ma la strada è ancora lunga e nonostante l’impegno messo in campo, la crisi non è ancora stata superata.
Bisogna cercare nuove risorse nuove modalità per garantire una continuità salariale, un reddito.
Da anni i pescatori sono impegnati in una campagna per la raccolta della plastica in mare. Tonnellate di plastica vengono sversate nel nostro mare quotidianamente, ed ogni giorno i nostri pescatori ne raccolgono smistano e portano a terra chili e chili.
Nel decreto salva mare vi è un articolo che da la possibilità di recuperare i punti di penalizzazione in licenza grazie ad una campagna per il recupero della plastica, un bonus creato per una buona azione, ma questo non crea reddito, non contribuisce a sostenere le famiglie che gravitano attorno al settore.
Perché quindi non creare dei piani di gestione sulla plastica recuperata che potrebbe essere riciclata e riutilizzata, creando quindi nuovo reddito per chi la raccoglie?
La plastica raccolta con certosina pazienza deve assolutamente essere fonte di reddito, ricordiamo che non vi sono obblighi particolari nel recupero e stoccaggio a terra, il pescatore lo fa per amore del mare e per amore del suo lavoro e per garantire continuità nella cattura e nello sviluppo del prodotto.
Molte specie ittiche purtroppo si cibano di plastica che ovviamente non da nutrimento e anzi blocca lo sviluppo di crescita quindi la taglia di cattura sarà sempre di dimensioni minori, e non si raggiungeranno più le pezzature di 15/20 anni fa.
Finché non si raggiungerà una maturità ed una cultura che pone al primo posto la salvaguardia dell’ambiente e dell’ecosistema avremo un futuro incerto.
Perché allora non incentivare la raccolta della plastica in mare, specialmente in questo quadro storico dove la garanzia salariale diventa sempre più labile e precaria.