Qual è lo stato di salute delle realtà da voi rappresentate?
Nella Regione Friuli Venezia Giulia, le Aziende e Cooperative della pesca ed acquacoltura che rappresento sono perlopiù attinenti al settore della circuizione, che è in sistema di pesca in gravissima difficoltà.
Storicamente, il periodo stagionale di pesca a circuizione è sempre stato limitato ad alcuni mesi, da marzo a settembre, ma in quei pochi mesi di pesca si riusciva a tenere economicamente in piedi l’azienda o la Cooperativa. Ultimamente, con l’applicazione dei fermi pesca anche al sistema circuizione, con 2 mesi obbligatori nel 2019, le imprese che effettuavano la pesca con le lampare nel Golfo di Trieste sono collassate. Nel 2019 sono state chiuse 2 Cooperative di pesca.
L’emergenza COVID ha dato il colpo di grazia, a parte qualche impresa dello strascico e piccola pesca, oggi le lampare sono costrette a stare ferme a causa coronavirus perché devono avere a bordo almeno 6/7 marinai per poter pescare, gli equipaggi non hanno la possibilità di lavorare in sicurezza con il distanziamento. Inoltre, il Mercato Ittico non riesce a smaltire neanche quel poco pescato che arriva a terra con lo strascico e la piccola pesca. Le pescherie sono aperte al 50%, i grossi commercianti hanno ridotto l’operatività e non ritirano niente.
Quali stime siete in grado di fare oggi circa le aziende che resisteranno?
Molti pescatori sono stati messi in cassa integrazione e gli armatori sono demoralizzati. Una Cooperativa che fatturava 2 milioni di euro l’anno è stata messa in liquidazione qualche giorno fa ed una che fatturava 4 milioni di euro verrà messa in liquidazione a fine maggio.
Il 60% del settore che rappresento ha messo i remi in barca. Delle 40 lampare della flotta di Trieste di qualche anno fa, sono rimaste solo 8 che hanno intenzione di riprendere il mare appena possibile; dai circa 200 pescatori, a Trieste resteranno in attività meno di 80.
Neanche gli allevatori di mitili se la passano meglio, con il prodotto che non cresce per mancanza di nutrienti ed i soliti problemi di blocchi sanitari per DSP.
Da segnalare, inoltre, la concorrenza dei colleghi Sloveni e Croati, che vengono direttamente sul Mercato Ittico di Trieste, causando dei danni al settore con una concorrenza sleale e guerra sui prezzi.
Il futuro per noi è incerto, con i giovani che se ne stanno andando e non hanno nessuna intenzione di seguire i padri ed i padri stanchi di una situazione che sta portando a povertà e fallimento.
Molti pescherecci sono stati fermati definitivamente o messi in vendita.
Pesce fresco nei locali in riva al mare, sagre e turismo gastronomico. Per la stagione in vista, il ridimensionamento dell’afflusso turistico ricadrà sul settore, come vi state preparando all’impatto?
Le attività che funzionano, come la vendita diretta da parte dei pescatori della piccola pesca, sono state oggetto di lacci e lacciuoli da parte del Servizio Veterinario Regionale, che ha obbligato tali pescatori a commercializzare almeno il 70% nel Mercato Ittico, vanificando quel valore aggiunto che potevano avere con tale attività.
Qualche impresa di pesca non ha intenzione di mollare e si sta attrezzando per aprire direttamente dei punti di ristorazione a miglio zero in città e/o attività a servizio del diporto e pesca sportiva negli impianti di mitili.
Lo Stato e l’Ue come intervengono in aiuto della categoria?
Riguardo gli aiuti da parte delle Istituzioni, la Regione Friuli Venezia Giulia ha fatto un buon provvedimento che autorizza l’uso del Fondo di Rotazione Regionale per disporre di finanziamenti a tasso 0 per le imprese di pesca ed acquacoltura Regionali.
Da parte dello Stato, è interessante lo strumento dell’Ismea con la “cambiale agricola”.
Solo qualche nostra impresa farà uso degli strumenti finanziari messi in atto fino adesso, altre imprese non vogliono indebitarsi.
Tutto questo però è insufficiente per il nostro settore, che dovrebbe avere a disposizione uno strumento che conceda contributi a fondo perduto e non finanziamenti di difficile restituzione per tanti pescatori.
L’uso dei fondi FEAMP inutilizzati dalle Regioni potrebbe essere una soluzione per ristorare un po’ la categoria.
Quando e come sarà possibile uscire dalla crisi?
Nel frattempo, alcuni pescatori stanno aspettando che l’emergenza COVID si esaurisca e che ci sia la sicurezza per tornare a lavorare.