L’industria della pesca dell’UE delusa dalle decisioni dell’ICCAT – Si è conclusa dopo una settimana di intense trattative in videoconferenza la 27a riunione ordinaria della Commissione internazionale per la conservazione dei tonnidi dell’Atlantico (ICCAT).
Nonostante i numerosi appelli dell’UE a tutti i paesi ad assumersi uno sforzo e una responsabilità proporzionati verso la buona gestione e il pieno recupero del tonno obeso, alcuni paesi, tra questi Senegal, Cina, Corea e Brasile, nell’ultimo decennio hanno aumentato le catture di stock di tonno tropicale (tonno rosso) in netto contrasto con le riduzioni delle catture da parte della flotta dell’UE. Dopo lunghi dibattiti, le parti dell’ICCAT hanno deciso di fissare un TAC di 62.000 tonnellate per il tonno obeso, un rinnovo del TAC di 110.000 tonnellate per il tonno albacora (pinna gialla), nonché un periodo di chiusura della pesca con l’uso dei FAD (Fish Aggregate Device) ridotta da 3 mesi a 72 giorni su tutta l’area dell’Atlantico.
Javier Garat, presidente di Europêche, in rappresentanza della la flotta peschereccia europea ha dichiarato: “Un aumento del TAC del tonno obeso a 75.000 tonnellate è stato possibile e nei limiti fissati dalle raccomandazioni scientifiche. Ciò avrebbe particolarmente giovato ad alcuni paesi costieri in via di sviluppo e, in quanto tale, è stata un’occasione mancata. Europêche si rammarica inoltre della prosecuzione della chiusura della FAD, anche se leggermente ridotta, dato il suo eccessivo impatto socioeconomico. Tuttavia, le tonniere europee continueranno a seguire e rispettare le raccomandazioni dell’ICCAT”.
Per quanto riguarda lo stock di alalunga del Nord Atlantico, Europêche critica l’introduzione ingiustificata di un approccio precauzionale molto più rigoroso del solito per uno stock in buone condizioni. Inoltre, lo stock rimarrà sottoutilizzato data l’assenza di una revisione degli obiettivi di gestione che saranno affrontati l’anno prossimo dal comitato scientifico dell’ICCAT. “Purtroppo, i nostri pescatori dal 2016 non hanno smesso di stringere la cinghia sulla loro quota a causa della mancanza di un’azione legislativa tempestiva” ha sottolineato Garat.
Infine, lo squalo mako dalle pinne corte è stato oggetto di lunghi dibattiti che hanno portato a un divieto di conservazione per l’anno 2022 e 2023, in attesa di una valutazione da parte del comitato scientifico sulla possibile conservazione di esemplari già morti. La ritenzione a bordo degli squali mako che arrivano morti alla nave è stata difesa dall’Unione Europea e da Europêche. “Il presidente del comitato scientifico dell’ICCAT aveva già precisato nel 2019 che scartare i pesci morti non apporta alcun valore conservazionistico alla ricostituzione dello stock. Inoltre è uno spreco di cibo, impedisce la raccolta di dati scientifici e non riconosce gli sforzi compiuti da I pescatori dell’UE che negli ultimi anni hanno ridotto le loro catture di quasi il 40%” ha denunciato Javier Garat.
Europêche critica ancora una volta l’opposizione e il veto di alcuni paesi asiatici per introdurre l’obbligo di fornire più dati agli scienziati e di sbarcare le pinne naturalmente attaccate ai corpi, obbligo già applicato nell’UE. Javier Garat ha concluso: “L’ICCAT dovrebbe essere categorico su questo punto, niente dati, niente pesca” .