“La tonnara fissa quale reale modello di sostenibilità economica e sociale”. È doveroso e necessario che tale messaggio sia chiaro e fortemente condiviso. Oggi, infatti, ci troviamo di fronte ad una situazione che, se gestita con le dovute modalità dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari, Forestali e del Turismo (MiPAAFT), potrebbe avere risvolti significativi in tema di sviluppo, economia e turismo nel territorio siciliano e trapanese in particolare.
La partita si gioca sull’assegnazione delle quote tonno alle tonnare aventi diritto, individuate in Italia in sole due regioni, la Sardegna con 4 impianti fissi (Isola Piana e Cala Vinagra a Carloforte, Capo Altano e Porto Paglia a Portoscuso) e la Sicilia con un solo, quello di Favignana.
Il prodotto ittico oggetto di cattura in tonnara è il pregiatissimo Tonno rosso del Mediterraneo, richiesto in tutto il mondo. Si tratta di una vera e propria eccellenza mediterranea, prodotto principe del mare di Sicilia e vero patrimonio storico e culturale dell’Isola.
Il tonno rosso, infatti, non è solo un pesce pregiato, ma una ricchezza dal forte valore culturale, capace di tramandare tradizioni e saperi e che peraltro, nel suo connubio naturale con la tonnara, diventa di forte richiamo per la promozione del territorio.


Le operazioni legate alla tonnara durano 4 mesi e, quando quella favignanese era in funzione, coinvolgevano a vario titolo 50 operatori senza considerare i 100/150 dell’indotto rappresentato da tutti quei lavoratori e quelle imprese che si occupavano delle varie fasi di lavorazione e di commercializzazione del prodotto, nonché della manutenzione delle imbarcazioni e delle reti.
Oggi, considerando unicamente le spese strettamente necessarie per calare in mare le reti che costituiscono la struttura della tonnara di Favignana, verrebbe distribuito sul territorio un capitale di circa 1 milione di euro. Tale importo non tiene conto del giro d’affari prodotto in termini di flusso turistico, per di più destagionalizzato, e della vasta eco mediatica. In un territorio che si sta speditamente impoverendo e in cui la disoccupazione ha raggiunto livelli insostenibili, non rappresenterebbe solo un grosso aiuto per il mondo della pesca ma sarebbe un volano per tutta l’economia locale.
Nel 2016 la tonnara di Favignana è stata calata grazie all’intraprendenza di una azienda privata, la Nino Castiglione S.R.L. di Erice (TP), non per una reale attività di pesca, ma a scopi turistici e sperimentali. I tonni catturati in quell’occasione vennero rigettati in mare, infatti, a causa della mancanza di contingenti di cattura (c.d. quote tonno) per la tonnara di Favignana, il prodotto non poteva essere commercializzato.


Oggi la Nino Castiglione è l’unica impresa siciliana cui il MiPAAFT ha riconosciuto con Decreto Ministeriale i requisiti tecnico-amministrativi per poter calare la tonnara di Favignana.
La Nino Castiglione, industria leader in Europa nella produzione di tonno in scatola, storicamente vocata all’innovazione di processo e di prodotto e alla responsabilità sociale, oggi si mette a disposizione di un territorio fortemente legato alla cultura delle tonnare. Sicuramente un’operazione industriale che può rappresentare un ulteriore importante volano di crescita per l’azienda la quale è tra le pochissime, grazie al suo know-how, in grado di valorizzare l’economia locale dando impulso a un circolo virtuoso fatto di nuovi posti di lavoro e nuove possibilità per il territorio.
La percentuale di quote di tonno stanziate per il sistema di pesca con tonnare fisse (TRAP) nel triennio 2018-2020 è dell’8% circa, a fronte del 74% della circuizione e del 13% del palangaro. Questo già scarso 8%, corrispondente a circa 300-400 tonnellate, dovrebbe essere teoricamente diviso tra le 5 tonnare italiane riconosciute.
Cresce a questo punto l’attesa per l’assegnazione da parte del MiPAAFT della quota alla Sicilia e possibilmente con una ripartizione più equa delle intere quote tonno in Italia. Per quanto concerne la Tonnara di Favignana sarà necessario ed opportuno che il MiPAAFT tenga conto della sostenibilità economica e sociale dell’intera operazione. L’auspicio è che il Ministero consideri i reali costi che una azienda deve affrontare per attivare un’operazione che necessita di un imponente impiego di uomini, mezzi e risorse. Non sarebbe infatti accettabile che le quote assegnate non fossero in grado di garantire la sostenibilità economica degli investimenti.
Si tratta quindi di non sprecare l’occasione per offrire un ritorno occupazionale ad una comunità che ha ancora grandi potenzialità da esprimere. A questo scopo la redazione di Pesceinrete si è già attivata presso la segreteria del Direttore Generale Riccardo Rigillo per avere maggiori informazioni sull’iter e le modalità di distribuzione delle quote che il MiPAAFT intende adottare.
Mariella Ballatore
PH: Tonno rosso del Mediterraneo, Favignana.com