“Buona l’intenzione, ma ancora troppe lacune sul lavoro nel testo unificato sulla pesca in discussione in Commissione Agricoltura della Camera dei deputati”. Lo affermano in una nota congiunta Fai Cisl, Flai Cgil e Uilapesca Uil.
“Apprendiamo con interesse della nuova proposta, che dopo due anni di lavori tenta di razionalizzare e fare sintesi in un comparto ingessato da troppe normative che spesso complicano la quotidianità di chi lavora in mare. Un confronto che ci ha visti partecipare attivamente, nella prima fase, con la presentazione di un documento unitario in occasione di un’audizione in Comagri nel 2015”.
Per i sindacati è “certamente positivo l’inserimento di norme che rivisitano il sistema sanzionatorio introdotto dall’art. 39 della legge 154/2016 ridimensionandolo e adeguandolo alla gravita delle infrazioni senza rinunciare ad un efficace contrasto alla pesca illegale. Ma, ancora una volta, non si colgono le istanze che provengono dal mondo del lavoro della pesca”.
“Innanzitutto – spiegano i sindacati, entrando nel merito delle criticità – non viene più contemplata la norma sugli ammortizzatori sociali strutturati per il settore: più volte, in questi mesi, Fai, Flai e Uilapesca hanno ribadito che il Fospe, con la dotazione finanziaria attuale, non è uno strumento adeguato per rispondere a questa esigenza. Esprimiamo inoltre forti perplessità in merito all’assenza di norme attinenti la formazione professionale e la sicurezza sul lavoro; un’assenza grave anche in considerazione del previsto rilancio dell’ittiturismo e del pescaturismo per diversificare le attività di pesca”.
I sindacati sottolineano anche il fatto che non viene prevista la partecipazione delle organizzazioni sindacali, alla pari delle associazioni armatoriali e cooperative, nelle Commissioni delle Riserve delle Aree Marine Protette: “Una esclusione che non comprendiamo atteso che le costituzione e gestione delle Amp provoca un impatto negativo rilevante sia dal punto di vista occupazionale che reddituale per i pescatori”.
Per rilanciare il settore, aggiungono, “abbiamo bisogno di norme e risorse, magari anche utilizzando il fondo previsto all’art. 13 dello stesso testo unificato per costruire un ammortizzatore sociale strutturato, attivare una formazione mirata e avvicinare i giovani ad un settore che non dispone più di ricambio generazionale. Va infine esteso anche ai lavoratori di questo settore un sistema di welfare che preveda il riconoscimento delle malattie professionali e lo status di lavoro gravoso e usurante”. “Queste – concludono i sindacati – sono le priorità che secondo noi dovrebbero emergere dal nuovo testo, ma che ad oggi restano totalmente assenti. Priorità che ci auguriamo di poter esprimere in un’apposita audizione in Comagri”.