Approvato, in seno al Parlamento Europeo , il piano multiennale per la pesca di pesce azzurro nel Mar Adriatico in attesa del trilogo tra Commissione Europea, Parlamento Europeo e Consiglio Europeo. Italia , Croazia e Slovenia gli Stati membri interessati.
Il piano prevede limiti di cattura degli stock per il 2019 (gli stessi del 2014 ) che saranno poi ridotti del 4% all’ anno tra il 2020 e il 2022 (riduzione che non si applicherebbe se , in un anno precedente, le catture totali di ogni Stato membro fossero inferiori rispetto al 2014 ). Sono stati stabiliti specifici periodi di stop per i diversi stock allo scopo di consentirne la riproduzione. Previsto un supporto finanziario per gli operatori che interrompono o limitano la loro attività di pesca: eccezionalmente si potrà far ricorso al programma FEAMP per un sostegno finanziario fino al 15% al di sopra del massimale esistente.
Sulla pesca in Adriatico interviene Gennaro Scognamiglio, presidente di UNCI Agroalimentare.
“Gli stock di sardine e di acciughe nella regione del Mar Mediterraneo sono in evidente stato di sofferenza . Politiche volte alla sostenibilità ambientale sono assolutamente necessarie ma nel contempo bisogna assicurare la sopravvivenza degli operatori tutelandone il reddito. Ricordiamo che per il Mar Adriatico parlare di piccola pesca significa parlare soprattutto di pesca di piccoli pelagici , con introiti che superano i 70 milioni di euro. UNCI Agroalimentare avrebbe preferito un approccio diverso alla problematica che prevedesse un sistema di quote flessibili con una riduzione dei giorni di pesca e delle quote di cattura; in tal modo probabilmente sarebbe stato centrato l’obiettivo di ridurre lo sforzo di pesca e arrivare ad una reale gestione sostenibile della risorsa. Al momento le cose sono andate diversamente; attendiamo con ansia gli sviluppi che la questione conoscerà in sede di confronto tra la Commissione Europea, il Parlamento Europeo e il Consiglio Europeo. Auspichiamo delle modifiche al piano approvato dal PE in maniera da evitare un disastroso crollo del settore e un quanto mai inopportuno aumento delle importazioni dall’estero”.