The Guardian ha pubblicato un nuovo rapporto sul traffico di esseri umani nel settore della pesca. Nella fattispecie, il quotidiano britannico ha prodotto una lunga relazione sul settore ittico irlandese, descrivendo la situazione dei lavoratori migranti proveniente dall’Africa e dall’Asia che vengono sfruttati a bordo dei pescherecci. Questi sopporta condizioni difficili, come turni di lavoro eccessivamente lunghi e senza pause, abusi verbali e talvolta fisici, stipendi poco dignitosi rispetto alle attività svolte.
“I proprietari sembrano utilizzare una scappatoia realizzata per trasporti marittimi internazionali, che permette ai migranti extracomunitari di transitare attraverso il Regno Unito per un tempo massimo di 48 ore per spostarsi, poi, a bordo di imbarcazioni che navigano in acque internazionali” dice il report.
“Questi accordi di transito non sono però destinati ai pescatori operanti in acque nazionali o che entrano ed escono costantemente da porti irlandesi. La lacuna è stata prima sfruttata in Scozia per reclutare lavoratori migranti da destinare alla flotta peschereccia locale, e poi si è diffusa in Irlanda”.
I pescatori migranti irlandesi provengono per la maggior parte da Ghana, Egitto, India, Filippine del tutto privi di documenti, diventando così merce di contrabbando sulle navi da pesca. The Guardian ha riportato, inoltre, che alcuni extracomunitari vengono costretti a restare a bordo facendo leva sui debiti, altri perché minacciati di essere deportati. Altri ancora sono maltrattati verbalmente e fisicamente, con schiaffi ad esempio. La stesura dell’articolo è stata possibile grazie alle testimonianze di alcuni di loro, riusciti a scappare dalle angherie subite a bordo, arrivando addirittura a saltar giù dalla nave pur di fuggire.
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