Un piano urgente e immediato per recuperare il pesce spada e assicurarne il futuro nel Mediterraneo, questo è ciò di cui c’è immediato bisogno secondo Oceana per salvaguardare gli stock sovrasfruttati della specie. L’unica altra alternativa per l’UE di avere qualche possibilità di raggiungere i suoi obiettivi di recupero degli stock ittici entro il 2020 è la totale chiusura della pesca al pesce spada la cui popolazione si è ridotta ad un terzo da quella esistente nel 1980 a causa della pesca eccessiva dilagante e di una politica inconcludente.
La richiesta di Oceana segue un incontro internazionale sulla pesca (2016 Meeting of the SCRS dell’International commission for the conservation of atlantic tunas – Iccat) che si è tenuto a Madrid la scorsa settimana, nel corso del quale gli scienziati hanno premuto il pulsante di emergenza sulla situazione critica di quella che è la specie iconica e commerciale del Mediterraneo. Gli stock di pesce spada, è emerso dall’incontro, sono oggi così gravemente sfruttati che entro quest’anno deve essere messo in atto un piano di recupero da tutti i paesi che praticano la pesca nel Mediterraneo.
“Il pesce spada del Mediterraneo ha bisogno di un piano di recupero ora. L’Ue pesca oltre il 75% di questa risorsa e ha la responsabilità di assicurarne il pieno recupero. Ulteriore compiacenza o compromessi politici non sono tollerabili”, ha dichiarato Lasse Gustavsson, direttore esecutivo di Oceana in Europa.
Su 30 stock ittici gestiti dall’ICCAT, l’organismo responsabile per la conservazione dei tonni e specie affini nell’Oceano Atlantico e Mar Mediterraneo, il pesce spada del Mediterraneo è quello maggiormente sovrasfruttato.
Tre decenni di costante pesca eccessiva, ignorando i pareri scientifici e una completa mancanza di una spina dorsale politica per una corretta supervisione nella gestione della pesca ha portato al 70% in meno pesce spada del Mediterraneo. Per il pesce spada e il tonno rosso dell’Atlantico, che hanno entrambi sofferto un destino simile in passato, sono stati elaborati e messi in atto piani di recupero già quando si registravano i primi segni di criticità degli stock.
Se l’Unione europea, nell’ambito della Politica comune della pesca, è veramente intenzionata a raggiungere il suo obiettivo di rendimento massimo sostenibile (MYS) entro il 2020, deve fermare la pesca del pesce spada nel Mediterraneo oppure definire con i paesi dell’ICCAT un piano di recupero immediato.
La comunità internazionale monitorerà se l’UE prenderà le redini della situazione e agirà in modo responsabile. L’Unione europea è un attore chiave nella pesca del pesce spada del Mediterraneo, con ben il 75% delle catture e se non riuscirà ad adempiere al suo obbligo legale di recuperare questo stock a livelli sostenibili, minerà profondamente la sua capacità di raggiungere gli obiettivi delineati dalle Nazioni Unite, primo fra tutti l’Obiettivo 14: Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile.