Protesta senza precedenti dei pescatori europei – ETF, EBFA, Europêche, EAPO e Cogeca hanno diramato un comunicato congiunto per sottolineare che durante la scorsa settimana, i pescatori di tutta Europa hanno protestato contro le politiche dell’UE che stanno mettendo a rischio il futuro del settore, in particolare il “Piano d’azione per la protezione degli ecosistemi marini” della Commissione europea, che mira a vietare la pesca di fondo nel 30% dei nostri mari e la Legge sul ripristino della natura.
L’appello della European Bottom Fishing Alliance (EBFA) e della European Transport Workers’ Federation (ETF), sostenuti da Europêche, EAPO e Cogeca, è culminato il 9 maggio, il giorno dell’Europa. Invece di celebrare l’unità storica dei popoli d’Europa e la prosperità sociale, i pescatori hanno suonato le sirene delle loro navi, come un grido di soccorso, per annunciare che la flotta peschereccia sta gradualmente scomparendo. Il settore si aspetta che questo appello congiunto sia preso sul serio dai responsabili politici dell’UE e fermi proprio le politiche che stanno scatenando questa crisi.
In un modo senza precedenti, i pescatori e le comunità di pescatori di tutta Europa hanno espresso la loro preoccupazione attraverso azioni locali nei porti e in mare. L’obiettivo: inviare un messaggio chiaro alle autorità dell’UE che la pesca di fondo è sull’orlo del collasso. Se il piano d’azione della Commissione europea e la legge sul ripristino della natura vengono attuati come proposto, l’Europa rischia il 25% della sua produzione ittica, 7.000 pescherecci e 20.000 pescatori tra donne e uomini.
Il settore ricorda gli enormi progressi compiuti negli ultimi 20 anni in materia di protezione dell’ambiente marino e di ricostituzione degli stock ittici. A titolo di esempio, quasi il 100% degli sbarchi da stock gestiti dall’UE nell’Atlantico sono sostenibili, le emissioni di gas serra sono state ridotte del 40%, migliaia di chilometri quadrati sono stati chiusi alla pesca di fondo e il 28% della flotta peschereccia è scomparso a causa di restrizioni e adeguamenti della capacità di pesca. Nel Mediterraneo occidentale, l’attività dei pescherecci a strascico (giorni in mare) è stata ridotta del 30% negli ultimi 4 anni, il che, oltre a ulteriori chiusure di aree, sta spingendo la maggior parte delle imprese al di sotto del punto di pareggio. Ma agli occhi della Commissione, questo non è abbastanza.
Nel comunicato si legge anche: “I pescatori e le loro comunità hanno parlato forte e chiaro. Non possiamo tollerare ulteriormente le politiche della Commissione europea che mettono in pericolo il nostro modo di vivere e le generazioni future. Le politiche Ue stanno mettendo in ginocchio il settore. Se continuiamo così, potremo consumare solo prodotti ittici provenienti da paesi terzi, i cui standard ambientali e sociali sono quasi sempre inferiori a quelli dell’UE. È tempo che l’UE ripensi da dove vuole che provengano i prodotti ittici. Il settore desidera ricordare al Commissario il suo mandato di mantenere la redditività della flotta e di massimizzare la produzione alimentare nell’UE, come chiaramente affermato nei trattati istitutivi dell’UE”.
Protesta senza precedenti dei pescatori europei