Lo scorso 23 febbraio il Servizio federale per la sorveglianza veterinaria e fitosanitaria della Russia ha revocato il divieto delle importazioni di prodotti ittici giapponesi dalle sei prefetture di Iwate, Miyagi, Yamagata, Ibaraki, Chiba e Niigata. Le restrizioni erano state imposte in risposta al il disastro nucleare di Fukushima.
La Russia accetterà anche i prodotti della prefettura di Fukushima che sono accompagnati da una documentazione che dimostra che sono privi di contaminazione.
La Russia aveva già in parte attenuato il divieto iniziale nel luglio 2015, a seguito di uno studio condotto dall’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), consentendo l’importazione di sgombri dalla prefettura di Aomori, che erano stati inclusi nel divieto originario.
Il cambiamento arriva solo poche settimane dopo che l’Organizzazione mondiale del commercio (World Trade Organization – WTO) ha stabilito che un divieto sudcoreano viola le sue regole. In linea di principio, tali divieti dovrebbero essere scientificamente giustificati e non dovrebbero rappresentare solo una risposta alle paure dei consumatori.
Secondo l’agenzia di pesca giapponese, oltre 20 paesi, tra cui Cina, Taiwan e Corea del Sud, nonché quelli dell’Unione europea, vietano totalmente o parzialmente le importazioni di prodotti ittici giapponesi.