Quello della sicurezza a bordo di un peschereccio è un tema sul quale UILA Pesca da anni non manca di confrontarsi con istituzioni e operatori della pesca nel tentativo da una parte di tutelare i diritti dei lavoratori, dall’altra di attuare una vera e propria rivoluzione culturale, attraverso la quale i diretti interessati assumano consapevolezza dei rischi legati alla professione e contestualmente arrivino a modificarne la concezione stessa. Quella del pescatore può divenire una attività più moderna, più sicura e meno usurante di una volta.
Di recente UILA Pesca ha organizzato corsi di formazione sulla sicurezza a bordo con aggiornamenti per la prevenzione degli incidenti e la diffusione di buone pratiche.
Poco più di una settimana fa sono stati consegnati a Chioggia oltre 140 diplomi ai pescatori che hanno frequentato il corso organizzato in collaborazione con UILA pesca Veneto.
Nei prossimi mesi è previsto l’avvio di ulteriori sessioni di corsi a Marsala e Mazara del Vallo, come in altri territori siciliani, nell’ambito delle attività finanziate dal piano triennale della pesca 2017-2019, per assicurare strumenti di sostegno diretti al settore.
“Una battaglia di civiltà la nostra, perché a questo antico mestiere siano garantiti parità di trattamento sul versante dei diritti e delle tutele e anche in tema di salute e sicurezza.
Come UILA pesca, sia direttamente che per il tramite dell’Osservatorio Nazionale della Pesca, stiamo organizzando corsi di formazione in tutte le principali marinerie d’Italia, aperti ai lavoratori dipendenti e soci- lavoratori, affinché siano potenziate le competenze tanto per quanto riguarda la difesa della propria salute e sicurezza quanto per le abilità professionali.
Quindi l’attenzione alla sicurezza non deve essere solo un adempimento normativo da rispettare, ma una cultura da diffondere. Per la formazione professionale il nostro intento è quello di rafforzare le competenze di chi già fa il pescatore e far si che chi vuole fare questo lavoro possa acquisire i titoli marittimi, agevolando quindi un turnover generazionale anche in una professione che rischia di scomparire”, è quanto ci fa sapere Enrica Mammucari, segretaria nazionale di UILA pesca.
Il confronto continuo con la categoria e i feedback ricevuti sulla qualità della programmazione proposta consentono al sindacato di organizzare corsi di formazione sempre più dinamici e conformi alle esigenze dei lavoratori.
I corsi sulla sicurezza fanno parte di un disegno più ampio avviato nel 2015 con il progetto “La sicurezza nelle nostre reti”, uno studio di fattibilità, tutt’ora in essere, realizzato in collaborazione con Ital-Uil e Dimelia-Inail (Dipartimento di ricerca della medicina del lavoro).
“La fase sperimentale è iniziata proprio da Mazara del Vallo – aggiunge Enrica Mammucari – e ci permette ancora oggi di dimostrare scientificamente quanto l’attività della pesca sia altamente a rischio, e per questo causa di malattie professionali importanti, e indiscutibilmente usurante. Si tratta di uno studio innovativo che ha riscosso l’attenzione internazionale sia della comunità scientifica che delle più importanti organizzazioni internazionali come la FAO, l’ILO, la GFCM”.
Oltre alla sicurezza sul lavoro, UILA pesca ha fatto sua anche un’altra battaglia, quella per arrivare alla dotazione per la categoria di un ammortizzatore sociale stabile in grado di garantire efficacemente continuità di reddito nei momenti di inattività per condizioni meteo marine avverse ma anche durante il periodo di necessaria manutenzione delle imbarcazioni.
“Si tratta di diverse azioni complementari con un unico obiettivo: offrire ai pescatori un futuro possibile, un lavoro dignitoso e un reddito certo”, aggiunge Mammucari sottolineando il periodo complesso e difficile in cui ci troviamo: “sulle nostre tavole arriva oltre l’85% di pesce importato ed il prodotto locale spesso è sottopagato”.
Enrica Mammucari a questo proposito ha un suo suggerimento: “Bisogna promuovere consapevolezza nei consumatori, favorire processi di aggregazione dell’offerta, soprattutto bisogna sensibilizzare gli stessi pescatori a trovare nuove modalità commerciali per stare sul mercato, difendere il prezzo del prodotto e valorizzare la qualità di una possibile filiera ittica nazionale al pari di quanto accaduto in agricoltura, a beneficio di tutti ed in particolare della pesca artigianale tradizionale”