L’Italia da rilanciare, un intero assetto economico e finanziario da rimettere in sesto.
Con la piena cognizione di una nazione che ha bisogno di risalire la china dopo la tragica emergenza sanitaria e la conseguente profonda crisi economica, il Governo italiano convoca gli Stati Generali dell’Economia.
C’è la necessità di scrivere un programma unitario che possa porre le basi per un vero rilancio; è impellente l’esigenza di creare, insieme, nuove condizioni che permettano all’ Italia di ripartire.
Solo come antefatto, per i nostri amici pescatori, agricoltori, acquacoltori e allevatori, florovivaisti ed altri ancora, vogliamo ricordare che gli Stati Generali hanno origini Francesi. Essi rappresentavano i tre ceti sociali esistenti nello Stato francese prima della Rivoluzione francese del 1789 (États généraux). L’assemblea, di origine feudale, aveva la funzione di limitare il potere monarchico. Gli Stati Generali si riunivano quando incombevano sul paese pericoli imminenti. Oggi, parlando di Stati Generali, si fa riferimento a incontri e confronti atti a cercare soluzioni a valida garanzia per l’Italia ma anche per l’Europa. I lavori si avviano alla conclusione e dunque alla sintesi. Ieri il focus sull’agroalimentare: si è fatto il punto su un settore tragicamente colpito dalla crisi e per il quale le eventuali soluzioni hanno bisogno di interlocuzioni parecchio approfondite.
Peccato, per la discussione in se, che gli addetti ai lavori si siano distratti, ancora una volta, dimenticando di convocare UNCI e UNCI Agroalimentare.
Forse si avevano a disposizione vecchi indirizzari, magari sbagliati. Non apparteniamo al Clero, neanche all’aristocrazia, ma di certo sappiamo di appartenete al Terzo Stato e cioè il popolo. Il fatto che ci si dimentichi di noi non ci ha mai preoccupato e non ci preoccupa per il futuro, forti della nostra rappresentatività e rappresentanza.
Il nostro animo è sereno: non solo rappresentiamo il 30% dell’ intero settore Agroalimentare (agricoltura, pesca e acquacoltura) ma siamo consapevoli di rappresentare bene, nelle sedi opportune , il Comparto Agroalimentare in ogni suo aspetto. Sappiamo dare risposte a chi, come noi, di politica non vive, ma la partecipa.
Non ci crea rammarico quindi, e forse neanche perplessità, la circostanza che lo staff del Ministro con delega all’Agroalimentare non ci conosca. Allo stesso modo poco ci colpisce che lo Staff del Presidente del Consiglio, fornito di elenchi, ha ritenuto opportuna la nostra esclusione da un dibattito che, riteniamo, avremmo potuto arricchire e completare. Di questo vogliamo che siano a conoscenza sia le nostre Cooperative, sia i nostri soci.
L’occasione era quella giusta per approfondire la conoscenza e la dialettica del dibattito in clima democratico.
Avremmo esposto con piacere quanto abbiamo già comunicato sia in audizione alla Commissione Agricoltura della Camera che alla Commissione Agricoltura del Senato (sempre della Repubblica Italiana di cui fanno parte il Governo sia il Ministero delle Politiche Agricole).
Avremmo parlato del fatto che il Comparto della Pesca ancora aspetta “una riforma della Legge sulla Pesca”. Avremmo raccontato ed evidenziato delle tante nostre Cooperative di Servizi del settore Florovivaistico che sono allo sbando totale, ancora in attesa di aiuti.
Avremmo posto l’accento su una necessaria innovazione dei settori pesca e acquacoltura che hanno bisogno non solo di ricambio generazionale ma anche di un cambio di passo sull’ottica degli operatori della pesca a strascico e piccola pesca.
Avremmo parlato della completa insoddisfazione da parte dei nostri pescatori per quanto riguarda il Piano West Mediterraneo e le misure di controllo; si sentono pari ai “Detenuti in stato di semi liberta con telecamere a bordo, tracciamento elettronico delle rotte seguite mentre in realtà non sono altro che onesti lavoratori impegnati a portare pesce fresco sulle nostre tavole.
A questi onesti lavoratori abbiamo chiesto di non aver paura del COVID-19; gli abbiamo detto che tutto sarebbe andato bene, che nessuno sarebbe stato lasciato indietro.
Avremmo dato opportunità alla Ministra di conoscere quella realtà della Pesca Italiana che un’Europa troppo lontana non sempre tutela. Avremmo fatto conoscere la nostra idea di innovazione ed svecchiamento del mestiere, presentando un modello di Pesca 4.0 che sa dare risposte in tempi rapidi e concreti. I nostri pescatori, attraverso un’App scaricabile sul telefonino, hanno creato la prima rete virtuale del fresco che finisce col distribuire pesce porta a porta.
Avremmo posto l’accento sulla infrastrutturazione dei porti e la raccolta dei rifiuti in mare, ma forse non erano argomenti interessanti, o troppo. Avremmo parlato delle opportunità di ridistribuzione della quota tonno sul mercato Italia e delle storiche pesche cosiddette “speciali”; avremmo parlato dei tanti pescatori in attesa dei diritti di pesca per i fermi 2018/2019, vongole e vongolari che attendono i Piani di Gestione e la distanza minima dalla costa per le catture dei bivalvi.
Avremmo parlato del Decreto legato al Fermo emergenziale da Covid 19, ed alla mancanza di un Direttore Generale della Pesca.
Potevamo creare un ponte tra le Istituzione e le banchine dei porti italiani, dove, vogliamo solo ricordarlo, abbiamo avuto tre incidenti mortali.
È stato probabilmente ritenuto inutile ascoltare anche i nostri pareri, le nostre proposte, le nostre soluzioni: già troppe le voci nel coro.
Senza polemica e senza indugi, UNCI Agroalimentare, avrebbe solo e solamente chiesto di fare in fretta per gli aiuti spettanti alle nostre Cooperative e alle tante famiglie dei soci lavoratori.
Non mancheranno occasioni ad UNCI Agroalimentare di poter avere diretto confronto con la Ministra Bellanova, che esortiamo ancora una volta a “fare in fretta”
Così Gennaro Scognamiglio, presidente nazionale UNCI Agroalimentare.