Dilaga la crisi sanitaria e con essa la crisi economica. Il nostro Governo Centrale, ma anche le Istituzioni Regionali e Locali stanno cercando di arginare sia l’una che l’altra emergenza. Il momento è particolarmente difficile, inutile dirlo: l’epidemia da coronavirus appare come un nemico difficile da debellare e le connesse problematiche economiche vengono avvertite sempre di più come spettri rispetto ai quali i cittadini e i lavoratori si sentono insicuri e spaventati. Come ripetiamo ormai da giorni, è l’intero assetto economico italiano a barcollare, nessun comparto è escluso. Le restrizioni giustamente imposte dall’alto e create ad hoc per contenere il contagio, hanno purtroppo negative ripercussioni sul sistema economico. Bisogna stringere i denti e confidare sull’aiuto delle Istituzioni e probabilmente anche del fato.
Le nostre aziende, le nostre cooperative, si trovano a fare i conti con profondi disagi economici e con non poche problematiche aziendali generate dal rischio collettivo derivante dalla diffusione del contagio da Coronavirus; si ha l’obbligo civile e morale di applicare misure preventive e cautelative. Dunque anche le nostre Cooperative, a causa di questa imprevista emergenza, sono state costrette ad alzare l’attenzione su argomenti quali la sicurezza e la prevenzione sanitaria sui luoghi di lavoro. Ora, più che in altri momenti, devono essere attivate norme adeguate per scongiurare l’esposizione dei lavoratori a pericolosi agenti fisici e biologici garantendo cosi’ opportuni livelli di sicurezza.
Chiaramente le problematiche delle nostre Cooperative sono soprattutto economiche e finanziarie. Pensiamo prima di tutto alle nostre imprese agricole e ittiche: la crisi epidemiologica sta avendo delle fortissime ripercussioni sul settore agroalimentare (dalla produzione alla distribuzione) con una forte e ingiustificata contrazione dell’export e dei consumi nazionali. Tutti gli attori della filiera agroalimentari italiana stanno attraversando un delicatissimo momento di difficoltà economica e di insicurezza. Le cose non vanno bene nemmeno per le Cooperative sociali e sanitarie, probabilmente le più colpite: appalti e servizi sospesi generano ammanchi economici che purtroppo si ripercuotono anche sui singoli lavoratori; le cooperative che forniscono servizi di mensa e di pulizia sono ferme da giorni a causa delle chiusure delle scuole di ogni ordine e grado. Anche in virtù delle ultime e più stringenti norme di contenimento al contagio da COVID 19 risultano in difficoltà anche le cooperative legate ai servizi di trasporto, sia di merci sia di persone; la situazione è critica anche per tutte le cooperative che operano nel settore del turismo, dello spettacolo e del patrimonio artistico e culturale.
Ci chiediamo dunque quali possano essere le misure che il nostro Governo potrà attuare cercando di salvare dal disastro completo le nostre Cooperative e le nostre Imprese. Lo strumento principe in caso di emergenza economica sappiamo essere la Cassa Integrazione Ordinaria, ma i lavoratori di molte imprese e cooperative non sono abilitate a fruirne. È necessario quindi individuare altri strumenti di sostegno al reddito per i produttori agricoli e per quelli della pesca; potrebbe risultare opportuna a una estensione delle agevolazioni fiscali, una facilitazione dell’accesso al credito e indennizzi più equi.
“La situazione è diventata insostenibile”– afferma Gennaro Scognamiglio presidente nazionale UNCI Agroalimentare. “I nostri pescatori e i nostri agricoltori rischiano il soffocamento. Tutti parlano della profonda crisi che sta attanagliando il settore primario, tutti parlano della crisi dell’agroalimentare, facendo sempre riferimento però a prodotti ortofrutticoli, caseari, a prodotti di allevamento. Qualcuno si ricorda di annoverare anche i prodotti ittici? Anche i nostri pescatori sono disperati: si continua a uscire in mare ma il pescato rimane spesso fermo su mezzi di trasporto che stazionano in attesa di avere direttive su quali spostamenti poter effettuare; le scuole e quindi le mense sono chiuse dall’inizio del mese; sono chiusi i ristoranti, le tavole calde; sono chiusi i mercati; persino le famiglie italiane hanno cambiato le proprie abitudini alimentari ingannate da false notizie secondo le quali il contagio sarebbe possibile anche attraverso il consumo di prodotti freschi. Non dimentichiamoci noi, ma soprattutto i nostri governanti che anche la pesca , anche i pescatori subiscono i danni di questa inattesa crisi prima sanitaria e poi economica. Si ricordino di loro nel pensare a misure di contenimento alla crisi economica e nel mettere a punto misure straordinarie di sostegno al reddito”.