In Italia sono diversi i settori economici che stanno tentando di ripartire sulle macerie lasciate dalla pandemia di Covid-19. Si è passati repentinamente dalla crisi sanitaria a quella economica con il risultato che oggi nel nostro Paese ci sono nuovi poveri, nuovi disoccupati e molte aziende al collasso, parecchie di queste gravitano attorno al settore ittico, dichiaratamente uno di quelli maggiormente danneggiati.
A distanza di mesi ancora oggi, degli interventi economici previsti dal Governo, veramente poco si è visto nelle tasche degli operatori del settore. Sostegno al reddito, Fondo di Garanzia Ismea per l’accesso al credito anche alle imprese operanti nel settore della pesca: l’intendimento c’è ma non c’è liquidità, l’incalzante rischio di disagio sociale va scongiurato con ogni mezzo.
Ne parliamo con la Ministra Teresa Bellanova in questa intervista esclusiva a Pesceinrete.
Innanzitutto una considerazione più complessiva: la pandemia ha evidenziato in maniera direi inoppugnabile la centralità e strategicità per il nostro Paese e per l’Europa, della filiera agroalimentare. Così per la pesca e l’acquacoltura, un settore di straordinaria importanza per l’alimentazione e gli approvvigionamenti, attraversato da debolezze e punti critici che vanno affrontati.
Non è certo un caso se ho scelto di mantenere per me la delega alla pesca, convinta come sono che, con il contributo e il conforto di tutti gli attori coinvolti, la pesca marittima e l’acquacoltura possano e debbano invece trasformarsi in valore aggiunto per l’economia italiana. Il che richiede anche un intervento deciso sulle sacche di inefficienza evidenziate dall’emergenza covid-19, e ormai note.
Con questo obiettivo, oltre che per l’immediato sostegno alle imprese e ai lavoratori, abbiamo messo a punto una serie di misure finalizzate a tamponare l’emergenze, ristorare le imprese, sostenere i lavoratori, favorire la ripresa, mentre continuiamo a lavorare con attenzione al settore.
Nel Dl rilancio abbiamo destinato 20 milioni agli operatori della pesca e dell’acquacoltura, 4 milioni per garantire una indennità di 950 euro per i circa 4 mila lavoratori autonomi della pesca, compresi i soci di cooperativa e previsto la riprogrammazione delle risorse PO FEAMP al fine di favorire il massimo utilizzo possibile delle relative misure. Senza contare le garanzie Ismea e la cosiddetta cambiale agraria estese ovviamente anche a questo settore e in modo strutturale, grazie al Decreto che ho firmato recentemente, in attuazione di una norma del 2004.
Ho chiesto ai miei Uffici di accelerare su tutto, semplificando laddove possibile, consapevole di come procedure complesse e normative spesso molto articolate possano rallentare la disponibilità di liquidità. Entro breve contiamo di far partire tutte le misure, che dovranno necessariamente concludersi entro l’anno.
È improcrastinabile la messa in sicurezza della capacità produttiva delle imprese anche attraverso lo snellimento delle procedure amministrative. Torniamo a sottolineare il concetto di semplificazione burocratica.
Il settore ittico è sicuramente fra quei comparti economici caratterizzati da un notevole peso burocratico che grava sulle imprese.
Accanto ai normali adempimenti di natura fiscale, previdenziale ed assistenziale cui sono chiamate le imprese, si aggiungono quelli relativi alla gestione delle imbarcazioni.
L’acquacoltura sconta una serie di normative differenti su tutto il territorio, a seconda delle Regioni.
Abbiamo già avviato un’indagine finalizzata a valutare lo snellimento delle procedure per la gestione della flotta. Così come siamo stati promotori di semplificazione della governance per l’acquacoltura anche in sede europea e internazionale.
La semplificazione è un impegno per me inderogabile. E anche su questo ci si confronterà nell’incontro del Tavolo pesca che abbiamo fissato per settembre.
Ministra a lei indubbiamente viene riconosciuta la attenzione che ha nei confronti dei settori pesca e acquacoltura. Settori che, come lei stessa ha affermato durante una recente visita al mercato ittico del CAR, “è prioritario promuovere e sostenere sia a livello nazionale sia in Unione Europea”.
Ingredienti determinanti per qualificare il prodotto italiano la sostenibilità (ambientale, sociale, economica), la tracciabilità ed elevati standard qualitativi.
Quali azioni il Governo intende mettere in campo a supporto di questi proponimenti?
Le politiche che come Ministero abbiamo messo in atto per il settore ittico, in particolare per la filiera italiana e i suoi prodotti, diventano ancor più importanti in un momento così difficile in cui tutti i settori produttivi hanno subito perdite a causa dell’emergenza sanitaria.
Al CAR ho voluto incontrare gli operatori del settore e lanciare il Progetto “Sistema di Qualità Nazionale: Acquacoltura Sostenibile“: un sistema di certificazione e qualificazione del prodotto di acquacoltura che mira a promuoverne la qualità e il valore aggiunto, la tracciabilità e l’etichettatura dei prodotti.
Comunicare le strategie che abbiamo messo in campo è il primo passo fondamentale per rafforzare la consapevolezza del consumatore, che ha il diritto e il dovere di conoscere la qualità del prodotto ittico nazionale e i suoi standard di sicurezza alimentare per poter scegliere meglio. Allo stesso tempo ritengo necessario concentrare l’azione di governo sulla massimizzazione nell’utilizzo dei finanziamenti europei per una trasformazione del settore.
Penso ai contratti di filiera, una innovazione nel sistema della pesca marittima e dell’acquacoltura. L’obiettivo è rafforzare i legami e la fiducia tra i soggetti della filiera anche per programmi d’investimento di rilevanza nazionale.
Altro obiettivo, anche questo strategico, efficientamento della logistica e delle sue piattaforme: il settore ittico è caratterizzato da specificità e alcune arretratezze che vanno affrontate singolarmente e specificamente. Quindi, come dicevamo, promozione e informazione al consumatore nel senso più ampio.
Il settore può contare sul nuovo ciclo di programmazione Europea che sarà inaugurato il 1 gennaio 2021, ma anche sulle risorse ancora disponibili del FEAMP 2014/2020.
In questo ambito sono diversi i progetti messi in campo su tutto il territorio nazionale, tra questi ce ne sono alcuni in particolare che a suo avviso sono degni di nota?
A seguito di incontri sui vari territori e in raccordo con le Regioni, l’Amministrazione aveva già programmato una serie di interventi da realizzare con le risorse del FEAMP 2014/2020. La crisi sanitaria ne ha rallentato, come è evidente, la realizzazione ma fortunatamente al momento le attività sono tutte ripartite; molte sono le iniziative in via di attuazione su tutto il territorio nazionale.
L’Autorità di gestione nazionale ha già impegnato tutte le risorse a sua disposizione e sta lavorando per l’ultima annualità del programma. L’importante ora è utilizzare al meglio le risorse europee disponibili, soprattutto a livello Regionale.
Malgrado il blocco della marineria italiana durante il lockdown è scattato anche quest’anno il fermo biologico che blocca le attività di pesca, inizialmente da Trieste ad Ancona, per poi interessare tutta la flotta peschereccia del Paese. Un fermo biologico che a detta del settore non risponde più da tempo alle esigenze della sostenibilità delle principali specie target della pesca nazionale e che si configurerebbe come provvedimento vecchio e inadeguato.
Il “fermo biologico”, sostenuto dai fondi europei, poggia su basi biologico-scientifiche e ha come scopo la tutela della risorsa, in particolare allo stadio “giovanile”, secondo i criteri del FEAMP e della PCP.
Credo vi siano pochi presupposti, ad oggi, per modificare norme stabilite in un quadro europeo, basate scientificamente per precise finalità, mirate ad uno scopo ben individuato. Alla base dei piani di gestione italiani che vengono concordati con la Commissione vi è infatti una chiara procedura di pareri scientifici forniti e validati da comitati europei. Peraltro, l’utilità del fermo è intuitiva: imbarcazioni ferme tutte nello stesso periodo significa garantire un riposo dell’ecosistema non conseguibile in altri modi. Certo, in linea teorica si potrebbe modificare completamente l’impostazione della nostra gestione della risorsa, ma ciò richiederebbe una svolta del sistema a 180 gradi.