Acquacoltura riparativa: una via da seguire per i ricci di mare nel Mediterraneo – Gli storici castelli, le chiese e le città portuali color pastello che costeggiano le coste della piccola isola vulcanica di Procida nel Golfo di Napoli le sono valse il premio di Capitale Italiana della Cultura 2022. È il ricco e dinamico ecosistema marino nascosto sott’acqua al largo delle coste dell’isola, tuttavia, che l’ha resa il luogo di uno sforzo unico e innovativo in un diverso tipo di cultura: l’acquacoltura.
È questo settore in via di sviluppo che in luglio ha portato a Procida il team di acquacoltura della GFCM. Lì, i componenti del team, hanno completato una visita sul campo sull’acquacoltura dei ricci di mare per raccogliere materiali e condurre ricerche subacquee al fine di avviare un’azione pilota sul ripopolamento dei ricci di mare.
“L’allevamento dei ricci di mare è una nuova attività che unisce innovazione e ripristino degli ecosistemi. In quanto tale, deve essere ben studiato e pensato in modo da poter proporre modelli per la regione mediterranea”, ha affermato Houssam Hamza, GFCM Aquaculture Officer.
Il riccio di mare viola (Paracentrotus lividus) è considerato uno degli erbivori più importanti del Mar Mediterraneo ed è una prelibatezza culinaria famosa in molti paesi. In quanto uno degli organismi che definiscono il sistema ecologico della regione, P. lividus è stato a lungo utilizzato come modello animale nella biologia dello sviluppo e come indicatore nella valutazione della qualità ambientale.
“Questa specie è molto importante per gli ecosistemi, perché trasferisce energia dalla produzione primaria, cioè dalle piante, ad altri ecosistemi, ed è fondamentale anche per la ricerca scientifica, in quanto possiede un embrione molto speciale che permette di svolgere ricerche su evoluzione e sviluppo” ha affermato Valerio Zupo, Senior Scientist della Stazione Zoologica Anton Dohrn, Napoli.
Contrariamente a quanto può suggerire il loro aspetto robusto, i ricci di mare sono molto sensibili alle condizioni ambientali, soprattutto nelle prime fasi della vita, e richiedono un monitoraggio intensivo e un’attenzione particolare durante il processo produttivo. Lo stato generale delle popolazioni di ricci di mare nel Mediterraneo è preoccupante. A scopo precauzionale in attesa di valutazioni formali degli stock, i ricci di mare dovrebbero essere considerati bisognosi di conservazione a causa, tra gli altri fattori, dell’impatto della pesca e del cambiamento climatico. Tuttavia, il loro numero, diffusione e impatto sono diversi nella regione a seconda delle condizioni locali e della raccolta.
Nell’ambito di questo progetto pilota, la GFCM sta lavorando per supportare e consigliare le imprese di acquacoltura coinvolte nella produzione e nel ripopolamento di ricci di mare nella regione del Mediterraneo e del Mar Nero. Una di queste è Echinoidea, una piccola struttura di acquacoltura a Procida, fondata nel 2016 da Michele Trapanese, che gestisce l’azienda agricola con i suoi due figli, Chiara e Filippo. Echinoidea sta combinando affari e conservazione per ottenere progressi pionieristici nella produzione di ricci di mare d’allevamento, apprezzati per le loro deliziose uova di mare, e nel ripopolamento delle popolazioni di ricci di mare nella zona.
“Come giovane donna, per me è importante e significativo partecipare a questo progetto che parla di tutela ambientale, pesca sostenibile e green economy” ha affermato Chiara Trapanese, Amministratore di Echinoidea.
L’azienda produce ricci in un sistema di acquacoltura a ricircolo chiuso (RAS) ed è riuscita a condurre esperimenti preliminari di fertilizzazione artificiale e allevamento di ricci di mare in collaborazione con l’istituto di ricerca Stazione Zoologica Anton Dohrn. A seguito della raccolta dei ricci maturi nel Golfo di Napoli, da individui selezionati per la fecondazione in vitro in laboratorio, vengono estratti gameti maschili e femminili, e i giovani ottenuti vengono posti sotto sorveglianza continua e condizioni di allevamento controllate (temperatura, qualità dell’acqua e alimentazione), nel corso dell’intero ciclo produttivo, che normalmente dura circa nove mesi. Una volta che gli adulti sono pronti, vengono rilasciati nel loro ambiente naturale per continuare a crescere in un’area specificamente destinata all’acquacoltura.
Sebbene il progetto pilota di Procida richieda ancora ulteriore sviluppo e coordinamento con le parti interessate, ha il potenziale per diventare un caso di studio modello per l’echinocoltura che potrebbe essere ampliato in tutto il Mar Mediterraneo.
“A Procida stiamo sperimentando nuove forme di acquacoltura. L’allevamento dei ricci di mare è sicuramente un’attività innovativa che si inserisce nella forte tradizione di mitilicoltura della nostra regione”, ha affermato Nicola Caputo, assessore all’Agricoltura della Regione Campania.
A tal proposito, la CGPM ha organizzato per oggi un seminario a Procida in collaborazione con il Centro servizi, assistenza, studi e formazione per l’ammodernamento della pubblica amministrazione Formez PA, Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (MIPAAF ) e la Regione Campania.
Il seminario dal titolo “Produzione e gestione dei ricci di mare e delle alghe: stato dell’arte ed esperienze nel Mediterraneo” vedrà tra i partecipanti autorità locali, rappresentanti delle amministrazioni e della piccola pesca, allevatori e ricercatori. Vuole essere un momento di confronto collettivo sulle sfide e le opportunità che queste attività di acquacoltura sostenibile possono rappresentare per il settore, la protezione del mare e dell’ambiente, la diversificazione della produzione ittica e la possibilità di apportare ulteriori benefici alle comunità locali.
La GFCM continuerà a sostenere questa e altre iniziative nella regione per promuovere l’acquacoltura riparativa.
Acquacoltura riparativa: una via da seguire per i ricci di mare nel Mediterraneo
Foto ©GFCM/Paola Beatrice Ortolani