In collaborazione con l’Associazione Piscicoltori Italiani (API) prosegue il nostro focus sull’acquacoltura alla scoperta di realtà imprenditoriali capaci di imporsi su mercati internazionali.
Un’azienda che nasce nel segno dell’innovazione quando ancora di innovazione si parla poco. Un progetto che inizia con l’allevamento di anguille per proseguire poco dopo con quello di specie più pregiate come lo storione. Una storia che parte dalla passione e dalla volontà di affrontare sfide sempre nuove e che oggi porta la Agroittica Lombarda ad essere una delle aziende più dinamiche ed affermate del panorama nazionale.
Ripercorriamo insieme al Dott. Gian Carlo Ravagnan gli eventi che hanno maggiormente determinato il successo dell’azienda di cui è un amministratore.
Agroittica Lombarda è nata attorno la metà degli anni ’70 con lo scopo di recuperare uno spreco energetico e valorizzarlo nella produzione di pesce pregiato. Oggi descrivere questo schema è molto più semplice che in quegli anni, perché ancora non esisteva la terminologia per definirlo: tre attività produttive diverse: cioè il riciclo dell’acciaio, l’acquacoltura e l’agricoltura sono state integrate in una logica di economia circolare per risparmiare l’energia e razionalizzare l’uso della risorsa idrica. Nel tempo l’anguilla è stata progressivamente sostituita dallo storione, anticipando quella che in seguito si rileverà una crisi irreversibile dell’anguillicoltura italiana. Dopo una decina di anni di esperienza con lo storione si è arrivati alla produzione sperimentale di caviale, ma la vera svolta è stata nel ’98 quando l’azienda ha deciso di investire in un ambizioso programma che non aveva precedenti, pianificare una produzione di caviale che potesse superare quella dell’Iran.
Quanto conta per voi la sostenibilità e quali sono le attività attraverso cui la mettete in pratica?
Come abbiamo detto l’azienda è nata in uno schema di circolarità produttiva applicata all’energia termica e all’acqua, ma la stessa filosofia che ha animato il progetto iniziale ha ispirato tutte le scelte degli anni successivi. Spesso non si è trattato di grandi interventi, ma di una costante ricerca per migliorare sempre qualcosa. La gestione dell’allevamento, per esempio, evolve continuamente, ma si basa su due fasi ben distinte e mira a garantire agli storioni il massimo benessere. Nei primi due anni di vita, i più delicati, gli storioni vengono accuditi in vasche a temperatura costante, dalle superfici ben lisce e frequentemente alimentati, ma una volta raggiunte dimensioni adeguate, vengono spostati in veri e propri ecosistemi di circa 2000 m2 e allevati a bassa densità. Qui maturano seguendo il ritmo delle stagioni, pascolando sulla ghiaia, che rappresenta per loro un substrato abituale anche nell’ambiente selvatico. Gli storioni, smuovendola continuamente in cerca di cibo, la mantengono sempre ossigenata, garantendo così al microbioma che vi abita le migliori condizioni per ossidare i cataboliti azotati prodotti dal pesce ed innescare i naturali processi di auto-depurazione. L’azoto, il fosforo e la CO2 infatti, vengono utilizzati dalle microalghe presenti nei bacini per produrre nuovi alimenti: proteine, carboidrati e i preziosi grassi omega-3 che entrano a far parte di un complessa rete alimentare. L’energia del sole viene quindi sfruttata sia per incrementare la temperatura dell’acqua, opportunamente regolata attraverso il ricambio idrico, sia per fissare la CO2tramite la fotosintesi.
Gli storioni vengono alimentati giornalmente con alimenti formulati, ma hanno la possibilità di integrare la propria dieta grazie appunto alla presenza di molti organismi bentonici che crescono in questo ecosistema che viene a crearsi nei bacini di allevamento. Questa integrazione ottimizza l’efficienza alimentare, migliora il benessere degli storioni, minimizza gli impatti sull’ambiente e caratterizza la qualità dei nostri prodotti.
La nostra filosofia è quella di sfruttare al massimo i processi naturali, ma per incrementare la sostenibilità ovviamente applichiamo anche l’evoluzione tecnologica, recentemente abbiamo inaugurato un impianto fotovoltaico di 5000 m2 che ha reso energeticamente autosufficiente l’avannotteria, le vasche annesse esterne e parte dello stabilimento di lavorazione. Ora stiamo valutando ulteriori implementazioni di questo approccio.
Calvisius Caviar, Cavalier Caviar Club, Ars Italica Caviar sono i brand di Agroittica Lombarda. Quali sono i loro tratti distintivi e a che mercato sono destinati rispettivamente?
Cavalier Caviar Club è destinato alla GDO, mentre Calvisius caviar e Ars Italica sono dedicati alla ristorazione e alle gastronomie. Abbiamo scelto due brand distinti per rappresentare le produzioni di due siti diversi di allevamento: rispettivamente la produzione di Calvisano (BS) e quella di Cassolnovo (PV), nel cuore del Parco del Ticino. La filosofia produttiva è la stessa e tutto il caviale è lavorato a Calvisano, ma le caratteristiche termiche ed ambientali dei due siti sono leggermente diverse e offrono a specie diverse di storioni condizioni ideali. Per esempio Lo storione dell’Adriatico (Acipenser naccarii) viene allevato proprio nella storica area di frega di questa specie. Sfruttando le caratteristiche dei nostri siti produttivi, alleviamo in tutto sette specie di storioni. L’approccio produttivo che ho prima descritto caratterizza la qualità dei prodotti e, come per il vino, riteniamo opportuno distinguerne l’origine geografica.
Il caviale Made in Italy come si posiziona nel mercato globale?
Ai vertici della qualità e della reputazione internazionale, quantitativamente in Europa siamo i primi esportatori e i secondi nel mondo, ma la Cina per molti settori sembra usare una scala produttiva a parte. In Italia oggi si producono circa 60 tonnellate di caviale, sulle circa 400 prodotte annualmente in tutto il mondo.
Qual è il futuro dell’acquacoltura in Italia?
L’acquacoltura mondiale è in crescita costante, ma in Italia abbiamo assistito ad una progressiva contrazione, per il comparto acqua dolce, e una crescita stentata del marino. Di fatto aumenta progressivamente la quota di prodotti ittici importati. Pesca e acquacoltura nazionali rappresentano circa il 15% del consumo di pesce, l’85% viene importato da paesi terzi, prevalentemente extra europei per i prodotti di pesca. Il nostro particolare comparto, quello dello storione, pur rappresentando una nicchia, registra una crescita costante e vi sono buoni segnali per il futuro, credo quindi che l’Italia continuerà ad essere tra i paesi di riferimento per questa produzione. Dispiace un po’ registrare che questo andamento positivo riguarda la produzione del caviale, mentre la carne di storione registra le difficoltà del comparto che dicevamo prima.
A suo avviso ci sono delle azioni che governo e istituzioni dovrebbero mettere in atto per supportare al meglio il settore dell’acquacoltura?
L’acquacoltura italiana sarebbe ancora per sua natura molto legata alla sperimentazione e all’innovazione, ma c’è una tendenza a normarla spesso anche troppo rigidamente. Alla visione comunitaria, le istituzioni italiane tendono ad aggiungere maggiore rigidità e una straripante burocrazia. Sarebbero possibili nuovi approcci verso una maggiore sostenibilità, ma interpretare la normativa è difficilissimo. Solo per fare un esempio: nonostante la UE spinga verso un’acquacoltura ancora più sostenibile e promuova i sistemi IMTA (i sistemi multitrofici), applicare questi concetti alla produzione ittica, integrandola con l’allevamento di insetti, dal punto di vista normativo appare ancora impossibile.
L’aspetto burocratico e delle restrizioni normative e concessorie sono da molto segnalate dagli operatori come importanti fattori di freno allo sviluppo del settore.
Riguardo aspetti di mercato, infine, spesso ci si sente soli contro una concorrenza straniera che trova nel mercato italiano uno sbocco importante e libero, ma non così per i produttori italiani che non riscontrano reciprocità in questo senso. Un problema questo che riguarda tutto il settore agro-zootecnico italiano, e non può che essere risolto che a livello istuzionale e politico. Dal canto nostro siamo sempre a disposizione delle istituzioni con A.P.I., l’associazione di categoria che rappresenta anche gli storionicoltori italiani, per supportare tecnicamente gli attori politici impegnati su questi fronti.