Un nuovo report pubblicato dalla ONG Oceana rivela che le Aree Marine Protette europee (AMP) sono solo dei “paper parks”, parchi si ma solo sulla carta, dal momento che nel 96% dei casi, sono consentite attività distruttive all’interno dei propri confini, si tratta perlopiù di attività estrattiva o industriale o di sviluppo infrastrutturale.
Il report evidenzia quanto sia essenziale che i governi europei e la Commissione europea vietino questo tipo di attività in quanto sono fondamentalmente incompatibili con il concetto di aree protette.
Nel corso dell’ultimo decennio, la corsa alla designazione di AMP, UE e Regno Unito puntano ad un 30% entro il 2030, ha significato che la quantità ha sacrificato la qualità, con il risultato che molte AMP designate sono tali ma solo sulla carta e prive di una adeguata gestione.
Sul tema è intervenuto Nicolas Fournier, Direttore della campagna, Protezione marina di Oceana Europe sottolineando la necessità di un cambiamento radicale per dare alle AMP gli strumenti adatti a limitare le attività economiche e proteggere efficacemente la natura, soprattutto in un ambiente marino che oggi più che mai si trova ad affrontare pressioni significative, anche a causa dei cambiamenti climatici.
Oceana sollecita pertanto i governi a cambiare radicalmente la loro gestione e ad adottare divieti su larga scala di attività incompatibili con gli obiettivi dell’AMP. L’ONG chiede alla Commissione europea di vietare la pesca a strascico in tutte le aree marine protette dell’UE allo scopo di correggere il fallimento dell’attuale approccio di gestione. Il prossimo piano d’azione dell’UE per il 2021 per conservare le risorse della pesca e proteggere gli ecosistemi marini, come ricorda Oceana, sarà un momento decisivo per la Commissione europea per mostrare la sua ambizione di affrontare la pesca distruttiva nelle AMP europee e raggiungere i suoi obiettivi di biodiversità oceanica.
Qui il report Unmanaged = Unprotected: Europe’s marine paper parks