La Spagna si mobilità per promuovere il consumo di prodotti ittici allo scopo di “salvare il salvabile” vale a dire la campagna di Natale, periodo in cui le aziende arrivano ad un 25% delle vendite totali annue.
A muovere i primi passi in questa direzione è il Comitato di crisi del settore della pesca, composto da CEPESCA, FEDEPESCA e FNCP. In contemporanea armatori e retailer fanno appello al buon senso del Governo affinché le misure COVID-19, stabilite per le festività di fine anno, siano uguali in tutto il Paese e comunicate in anticipo. In questo modo si cerca di scongiurare la chiusura di aziende e la perdita di centinaia di posti di lavoro che sono già fortemente a rischio.
Il comitato di crisi insiste anche sulla sua richiesta di ridurre l’IVA sui prodotti della pesca al 4%, per portarla allo stesso livello di quella applicata in Spagna ad altri alimenti come pane, uova, latte, frutta o verdura, ed equiparare l’aliquota a quella della maggioranza dei paesi membri dell’Unione Europea, dove il pesce gode di un’aliquota IVA ridotta rispetto a quella generale. In Irlanda, Regno Unito e Malta, l’IVA non viene applicata al pesce. Il Lussemburgo tassa il pesce con il 3%, Germania, Cipro, Ungheria e Polonia con il 5%, Francia con il 5,5% e Belgio e Portogallo con il 6%.
Si spera che questi accorgimenti di prezzo incoraggeranno il consumo di prodotti della pesca, che negli ultimi dodici anni ha subito un calo del 20%. Un prezzo più basso sicuramente sarà un buon incentivo per portare a tavola pesci e crostacei.