La digital preview di AquaFarm di ieri ha permesso una disamina approfondita di quello che è stato “l’impatto della pandemia sull’acquacoltura”. A sedere attorno ad un tavolo virtuale oltre a istituzioni e associazioni anche gli “operatori”, coloro i quali hanno oggettiva contezza della situazione di mercato e dei cambiamenti che lo hanno influenzato.
Ne abbiamo parlato con Giacomo Bedetti, CEO Orapesce, tra i presenti ieri i all’evento che si è svolto in live straeming aspettando l’appuntamento fieristico in programma il 9 e 10 giugno – AquaFarm Restart Editon.
Dal pescatore a casa tua. Un servizio quello offerto da Orapesce attento ad ogni step dal mare alla tavola?
Orapesce è una piattaforma digitale disegnata in una classe Executive del Politecnico di Milano nel 2018 per sfruttare la tecnologia nel ridisegnare il percorso d’acquisto di una famiglia attenta a freschezza, filiera corta e innovazione.
L’obiettivo è costruire un nuovo rapporto fiduciario con i consumatori finali riducendo le asimmetrie informative ed arricchendo con contenuti digitali un percorso d’acquisto per esaltare un prodotto sano, nostrano mettendo al centro gli imprenditori del mare!
Abbiamo studiato con grandi players della distribuzione un via veloce e garantita per rispettare la catena del freddo certificando il processo con strumenti innovativi che diventeranno in futuro uno standard di garanzia per il consumatore finale. Orapesce ha adottato una soluzione disegnata da un’altra start up innovativa (Wenda) per monitorare il continuo rispetto della catena del freddo del prodotto.
Grande attenzione quindi alle richieste, sempre più salutari, dei consumatori?
Benessere, sostenibilità, trasparenza, innovazione, fiducia. Come faranno gli acquisti per la propria famiglia i millennials, le generazioni Z? Come innovare l’esperienza d’acquisto e rendere a portata di tutti il cucinare un prodotto “complesso” nel senso comune come il pesce? Orapesce è uno dei first mover di un movimento nel settore ittico teso a ridurre la filiera distributiva e rendere disponibile a tutti un servizio di pesce fresco pronto per essere cucinato.
A tendere al centro ci dovranno essere il mare, i pescatori e i clienti finali.
La vostra è stata una di quelle realtà imprenditoriali che hanno retto bene al disastro economico. Come avete attraversato l’emergenza sanitaria e il lockdown?
Orapesce è cresciuta molto come volume d’affari. Passare da un power point a 650K€ in 2 anni di fatturato ci va sentire l’adrenalina di surfare una grande onda! Stiamo facendo un grosso investimento per tutto il settore perché stiamo creando un nuovo segmento di mercato e servono tante risorse per creare un brand con una forte identità e riconoscibilità.
Abbiamo scelto una via atipica per fare impresa in Italia, tipica delle start up tecnologiche e del mondo anglosassone. Una start up innovativa che coinvolge oggi 130 investitori che sono i primi sponsor del progetto e stanno scommettendo sulle nostre competenze e sulla nostra visione.
Siamo passati da 50 consegne a settimana a 500 consegne a settimana. È stato possibile grazie ad avere costruito una rete con professionisti del settore ittico e distributivo unito alle nostre competenze digitali che ci hanno permesso – in maniera responsabile – di vivere la condizione esogena della pandemia come una leva naturale di crescita.
Quali sono le richieste del settore al mondo della politica nazionale e internazionale?
Dobbiamo imparare a fare sistema. Vanno creati i distretti, non le contrapposizione. Il settore ittico deve sfruttare l’ondata le tante competenze e professionalità legate al mondo digitale per vivere una trasformazione industriale: blockchain, condivisione del capitale di rischio, multi settorialità … i legislatori devono favorire questa integrazione di professionalità.
Dobbiamo imparare a guadagnare tutti, sfruttando l’immensa bellezza e brillantezza della nostra italianità! Come piccoli pezzettini di un puzzle dobbiamo creare un grande movimento!