La quinta edizione di AquaFarm si terrà il 9 e 10 giugno 2021, nel quartiere fieristico di Pordenone. Un evento internazionale di due giorni dedicato agli operatori del settore dell’acquacoltura, una delle attività di produzione alimentare con il tasso di crescita più alto in tutto il mondo, e della pesca sostenibile.
L’evento fornirà agli operatori la possibilità di confronto con tutti i professionisti coinvolti nel settore dall’allevamento, dalla lavorazione e trasformazione fino alla distribuzione e al consumo, e sarà l’occasione di incontro tra domanda e offerta, nonché di aggiornamento professionale e networking.
Intanto, lo scorso 25 marzo, come da programma si è tenuto un incontro in live streaming per presentare i risultati della ricerca “Acquacoltura e Covid-19 quale impatto sui consumi?”
Tra i partecipanti alla tavola rotonda anche l’Associazione Mediterranea Acquacoltori (A.M.A.), partner dell’evento fieristico.
Abbiamo fatto il punto con Giuseppe Prioli, presidente AMA.
La crisi determinata dalla pandemia da Covid-19 ha fatto aumentare l’attenzione dei consumatori nella scelta di prodotti alimentari sicuri e tracciabili. Questo è un buon momento per promuovere la valorizzazione dei prodotti dell’acquacoltura nazionale?
La crescente sensibilità dei consumatori verso prodotti di qualità e sicuri è sicuramente un forte stimolo per continuare a valorizzare i prodotti di acquacoltura di origine nazionale. In questo percorso si inserisce la promozione del Disciplinare di produzione “Acquacoltura Sostenibile”, che rientra all’interno del Sistema di Qualità Nazionale Zootecnica riconosciuto dal MIPAAF e dalla U.E., sostenuto da API e AMA. Proprio in questi mesi è in corso la campagna di diffusione promossa da Unioncamere verso le imprese di acquacoltura e di commercializzane, per far comprendere l’importanza di dotarsi di una certificazione che identifichi il prodotto di acquacoltura sostenibile nazionale. Oltre ai classici requisiti valorizzanti sull’origine degli animali, sulle pratiche di allevamento e sull’alimentazione, il disciplinare si presenta innovativo poiché punta l’attenzione sulla sostenibilità delle produzione sia sotto il profilo ambientale, calcolo della PEF ( impronta ambientale del prodotto) e gestione dei rifiuti, sia sotto il profilo sociale, aggiornamenti formativi e inserimento lavorativo dei giovani , che per quanto attiene agli aspetti economici, prezzo adeguato alla produzione primaria e accordi di filiera. Nei prossimi mesi, terminata la fase informativa, si procederà alle prime certificazioni per il comparto della molluschicoltura e alle mirate azioni promozionali e pubblicitarie in ambito nazionale, per rafforzare il crescente interesse dei consumatori su prodotti nazionali non solo sicuri e tracciabili, ma anche sostenibili e rispettosi dell’ambiente.
La ricerca scientifica che importanza ha all’interno del settore?
La ricerca scientifica ha una importanza fondamentale per lo sviluppo del settore, ed è coinvolta in tutti i sui aspetti, dal miglioramento delle pratiche di allevamento, ai sistemi di controllo igienico sanitario, al confezionamento e alla trasformazione dei prodotti. Compresa la forte evoluzione avvenuta in questi ultimi anni sull’uso di strumenti di gestione degli impianti di allevamento basati sull’utilizzo di dati satellitari. Il settore ha una forte esigenza di rimanere collegato alle Università e a tutti quegli Istituti, pubblici o privati, e di operare insieme per migliorare il lavoro dell’acquacoltore e qualificare i propri prodotti. Ci sono esempi, come la SIRAM (Società Italiana di Ricerca Applicata alla Molluschicoltura), dove è stata creata una associazione per mettere insieme ricercatori e settore delle produzione per collaborare sui principali aspetti che riguardano le problematiche di settore.
Denominazioni d’origine, marchi di qualità e indicazioni geografiche sono considerati punti di forza nel settore dell’acquacoltura?
In generale la politica dei marchi è uno strumento importante per la valorizzazione del prodotto, ancora di più se riescono a porre in rilevanza le peculiarità delle varie aree di produzione. Purtroppo sono ancora pochi i prodotti di acquacoltura che possono fregiarsi di tali marchi e, come riferito in precedenza, occorre lavorare per far sì che aumenti la consapevolezza negli allevatori dei vantaggi che ne derivano. Soprattutto se vogliamo far fronte alla crescente importazione di prodotto ittico da paesi esteri extra UE. Quanto sopra riportato è ancor più importante per la molluschicoltura, in quanto pratica estensiva, dove il rapporto tra qualità e caratterizzazione dell’ambiente di allevamento trova diretta correlazione nella qualità organolettica del prodotto commerciale.
Quali sono le richieste del settore al mondo della politica nazionale e internazionale?
Le richieste, come si può immagine, sono molteplici, ma, come ho avuto modo di esprime più volte ai vari interlocutori politici nazionali, la principale priorità è un Testo unico in acquacoltura, peraltro già previsto all’interno del Piano Strategico dell’Acquacoltura 2014-2020, che vada a razionalizzare, semplificare e integrare le norme attuali, spesso disperse e in sovrapposizione, in un unico quadro normativo nazionale per l’acquacoltura, dando soluzione alle diseguaglianze presenti su vari temi essenziali per lo svolgimento della professione quali, ad esempio: i canoni delle concessori per le aree demaniali marittime a uso di acquacoltura e pesca, l’uso delle imbarcazioni a servizio degli impianti, l’applicazione dei contratti di lavoro, ecc… Questo consentirà di superare le criticità derivanti dalla sovrapposizione di normative e di Amministrazioni competenti a diversi livelli, dalle differenze a livello locale nell’applicazione di leggi e procedure, dalla incertezza relativa all’attuazione di direttive comunitarie sul settore, in particolare per gli aspetti ambientali. Soprattutto per la molluschicoltura, l’attuale situazione delle norme che governano il settore e la disomogenea interpretazione e applicazione delle norme vigenti crea infatti forti ostacoli alla operatività delle imprese. Inoltre crea forte sperequazione tra le varie zone di produzione, sbilanciando fortemente il mercato e rendendolo instabile. Ciò impedisce di fatto una governace che abbia una visione generale, indirizzata alla qualificazione e valorizzazione del mestiere dell’acquacoltore e della sua produzione. Senza uno strumento come questo, ho il timore che siano di difficile attuazione anche gli interventi che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza potrebbe mettere a disposizione.