Consumare a tavola la zuppa di pinne di squalo è un’antica tradizione, dura a morire, molto diffusa nelle feste e nei banchetti nuziali di molti Paesi asiatici, che nel tempo si è espansa anche altrove. Anche nel resto del mondo, dove non è un costume, ma semplicemente una questione di curiosità e di “piacere”, se così si può definire, enogastronomico.
Aldilà di ogni considerazione “di gusto”, la faccenda, oltre che essere atroce, rappresenta, da anni, un serio problema ambientale, poiché la crescente domanda del prezioso ingrediente sta spingendo gli squali all’estinzione, interrompendo l’equilibrio degli oceani.
In alcune aree di pesca, l’intero ecosistema è risultato alterato a causa della sovrapesca di squali, con tutta una serie di conseguenze negative sia per gli umani che per tutte le altre specie marine.
Tanto per avere un ordine di grandezza, ogni anno, in tutto il mondo, vengono uccisi 100 milioni di esemplari, con un giro d’affari complessivo di diverse centinaia di milioni di euro.
La lotta a questo fenomeno è condotta attraverso diverse campagne di sensibilizzazione.
L’ultima in ordine di tempo, è quella portata al successo dall’organizzazione Friend of the Sea che, con una petizione online internazionale che ad oggi conta quasi 4.000 firme, ha portato la grande azienda di distribuzione di cibo a domicilio Just Eat a eliminare dai propri menu i piatti a base di pinne di squalo.
“L’essere riusciti a stimolare la reazione immediata di Just Eat rappresenta per noi una vittoria e un traguardo molto importante”, ha spiegato Paolo Bray, fondatore e direttore di Friend of the Sea. “Abbiamo contattato altre importanti società di consegna di cibo – ha poi aggiunto – e prevediamo di ricevere presto il loro impegno formale per non vendere pinne di squalo”.
L’intuizione, la successiva azione e le previsioni di Friend of the Sea hanno colto nel segno producendo, a loro volta, una straordinaria eco che si è propagata fino a raggiungere anche Deliveroo, che si aggiunta al suo competitor annunciando di aver rimosso 600 piatti contenenti le shark fin da 180 ristoranti della sua piattaforma globale.
“Del resto – ha concluso Bray – le società di delivery alimentare possono avere un ruolo molto importante nell’educare i ristoranti e i consumatori al rispetto dell’ambiente e della responsabilità sociale. Le scelte recenti di Just Eat e Deliveroo avranno certamente un impatto positivo per le oltre 400 specie di squalo in pericolo a causa di una pesca eccessiva”.