L’emergenza Coronavirus si abbatte sul commercio internazionale dopo il record storico fatto registrare dal Made in Italy agroalimentare all’estero nel 2020 con un balzo delle esportazioni dell’11,3% nel mese di gennaio rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, dopo che nel 2019 aveva raggiunto il massimo di sempre a 44,6 miliardi. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi agli scambi con l’estero in merito ai quali la Commissione Ue con proprie line guida si è giustamente schierata contro le richieste di insensate certificazioni sanitarie “virus free” su merci alimentari provenienti dall’Italia.
Se la Germania, primo partner con 7,2 miliardi, fa registrare una stagnazione degli acquisti alimentari di prodotti italiani (0,3%), la Francia invece vola con un aumento di ben il 7,3% rispetto allo scorso anno, mentre un vero e proprio boom lo fanno segnare gli Stati Uniti con un incremento di addirittura del 34,8% sulle importazioni alimentari dall’Italia nonostante l’applicazione di tariffe aggiuntive del 25% su circa mezzo miliardo di euro di esportazioni di prodotti agroalimentari nazionali come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Gorgonzola, Provolone, Asiago, Fontina, ma anche salami, mortadelle, crostacei, molluschi, agrumi, succhi e liquori come amari e limoncello. Il made in Italy a tavola paga però anche la crisi della Brexit con il Regno Unito che a gennaio ha ridotto i suoi acquisti dell’8,7% nonostante l’apprezzamento dei consumatori britannici per vino e formaggi del Belpaese. Sul fronte orientale invece – continua la Coldiretti – i prodotti alimentari italiani riprendono fiato in Russia nonostante l’embargo con un incremento del 18% e, ancora più a est, la Cina, ha fatto registrare per il Made in Italy alimentare a gennaio un incremento del 19,1%.
L’emergenza Coronavirus rischia però di avere un impatto pesante per il calo della domanda dall’estero per effetto della disinformazione, strumentalizzazione e concorrenza sleale con la campagna denigratoria sui cibo italiano che ha fatto addirittura attivare al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale una casella di posta elettronica (coronavirus.merci@esteri.it) dove segnalare restrizioni e discriminazioni verso i prodotti italiani le difficoltà riscontrate nelle esportazioni. Nelle linee guida presentate dalla Commissione agli Stati membri sulle misure di gestione delle frontiere connesse alla salute nel contesto dell’emergenza COVID-19 si sottolinea che – precisa la Coldiretti – “la libera circolazione delle merci e fondamentale” e “ciò è particolarmente cruciale per i beni essenziali come le forniture alimentari e le forniture mediche e protettive” e per questo “le misure di controllo non dovrebbero causare gravi interruzioni delle catene di approvvigionamento dei servizi essenziali di interesse generale e delle economie nazionali e dell’economia dell’UE nel suo insieme”. La Commissione ha anche invitato gli Stati membri – continua la Coldiretti – a designare corsie prioritarie per il trasporto di merci senza imporre ulteriori certificazioni per le merci che circolano legalmente nel mercato unico dell’UE. Continuano infatti a pesare sul trasporto delle merci – precisa la Coldiretti – i limiti posti da un numero crescente di Paesi europei con ritardi causati dai controlli alle frontiere imposti dai paesi che rischiano di rovinare i prodotti più deperibili: dal cibo ai fiori.
“Lanciamo un appello alla grande distribuzione commerciale affinché sostenga il consumo di prodotti alimentari Made in Italy con la scelta di fornitori in grado di garantire la provenienza nazionale di alimenti e bevande” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare l’esigenza di “sostenere l’economia, il lavoro ed il territorio nazionale in questo momento di difficoltà a causa dell’emergenza Coronavirus”.