Parte della marineria italiana è ferma, e di conseguenza si registra una carenza di prodotto ittico.
La pesca è caratterizzata da unità navali di differenti lunghezze, unità che variano dai 8 metri ai 27 quindi con gestione degli spazi comuni completamente differenti. La paura di contagio è alta, i pescatori sono preoccupati e non sanno come gestire la situazione, per quanto l’RSPP di Bordo dia disposizioni igienico sanitarie per garantire la sicurezza preventiva rimane sempre la problematica quando si arriva in porto e si sbarca il pescato.
Non è semplice mantenere la distanza di sicurezza quando si sbarca il pescato.
Come è noto le dotazioni anti contagio sono irreperibili, vedi mascherine FFP2 FFP3 uniche idonee per la garanzia del non contagio, senza tener conto che l’igienizzante ha raggiunto prezzi esorbitanti, compresi i guanti monouso.
Ma un altro problema preoccupa il settore, le dotazioni anti contagio come vanno smaltite? Quali prassi a bordo si devono utilizzare per lo smaltimento di tale prodotto? È impensabile, vista la situazione, considerare il guanto semplice plastica e la mascherina semplice carta o cartone che sia. Servono direttive sanitarie ben precise che possano mettere in condizione il pescatore di mettere in sicurezza la sua incolumità e quella del prossimo.
È impensabile che un armatore debba bloccare la sua attività e quindi mettere a rischio il suo salario e quello degli imbarcati solo perché non si trovano dotazioni idonee a prevenzione dal contagio o meglio si trovano a peso d’oro.
La pesca non rientra in quelle categoria di blocco preventivo, ma di fatto di riflesso ci è dovuta rientrare con tutte le criticità a seguito.