Friend of The Sea è una ONG fondata da Paolo Bray nel 2006, la quale ha come mission quella della tutela e salvaguardia dell ambiente marino.
Il marchio Friend of the Sea è diventato uno standard di certificazione nazionale ed internazionale di riferimento per servizi e prodotti nel rispetto dell ambiente e che nel conseguimento dei propri obiettivi si avvale di pratiche sostenibili.
Numerose sono le certificazioni o schemi di certificazione di prodotti o servizi: acquacoltura sostenibile; pesca sostenibile; attività di shipping sostenibile ecc.
La base legislativa delle certificazioni è quella della Politica Comune Europea della Pesca.
Friend of the Sea promuove inoltre anche progetti di salvaguardia e campagne per la protezione dell’oceano.
A queste si sono aggiunte due nuove certificazioni e schemi sostenibili nell’ambito del Commercio dei pesci Ornamentali (the Ornamental Fish Trade) e degli Aquari (Aquaria).
Il commercio dei pesci ornamentali, a livello globale, fa riferimento a specie ittiche, invertebrati e piante, pescate, allevate e commercializzate per fini ornamentali.
Il mercato può essere suddiviso in Commercio di organismi ornamentali di acqua dolce e piante, pesci ed invertebrati marini. Altra suddivisione quella tra organismi allevati e organismi riprodotti in cattività in allevamenti dedicati e quindi successivamente immessi sul mercato.
Da informazioni statistiche e da dati relativi a numerose pubblicazioni ad oggi il 98 percento delle specie ittiche di acqua dolce è riprodotto in cattività mentre il restante è pescato principalmente nella regione amazzonica e nei grandi laghi africani.
Per quanto riguarda le specie ornamentali marine la proporzione si inverte, il 95 percento degli organismi è pescato in natura mentre il resto riprodotto in cattività, principalmente invertebrati marini quali coralli LPS o SPS, mentre la quota di pesci marini riprodotti in cattività risulta essere ancora esigua.
Ad oggi risultano comunque (dati 2018) riprodotte a vario titolo circa 350 specie di pesci marini di cui pero soltanto 36 sono comunemente disponibili sul mercato, 33 risultano moderatamente disponibili mentre più di 200 specie sono già state riprodotte ma soltanto a livello di ricerca e quindi non disponibili sul mercato. Tra le specie marine comunemente riprodotte e commercializzate possiamo ricordare: Amphiprion spp. Hippocampus spp Chysiptera spp.; Pseudochromis spp. e Pterapogon kauderni.
Tra le specie più conosciute su cui il mercato e quindi la ricerca sta investendo notevoli risorse possiamo ricordare le numerose specie di Centropyge, lo Zebrasoma flavescens (Bennett,1828) e il Paracanthus hepatus (Linnaeus, 1766) di cui si iniziano a vedere sul mercato i primi esemplari riprodotti.
Dal punto di vista della salvaguardia di specie minacciate, due sono i riferimenti:
la Convenzione di Washington (CITES) che ha la sua base normativa Europea nel Reg. 338-97 del Consiglio, e la Lista Rossa IUCN. Mentre la CITES ha un fondamento giuridico la Lista Rossa è Common law.
Le specie di pesci ornamentali inseriti nella lista Rossa sono numerose, e in passato hanno dato adito anche ad accese discussioni in sede CoP, come il caso del Banggai Cardinal Fish – Pterapogon kauderni, che inserito fin dal 2007 nella Lista Rossa, per diverse volte si è tentato ma senza successo di inserire nell´ANNEX II della CITES (principalmente a causa dell´opposizione da parte dell´Indonesia e di organismi internazionali di controllo del mercato dei pesci ornamentali quali l´OFI – Ornamental Fish International),
Nella CITES sono invece inserite le seguenti specie:
Hippocampus spp., Holacanthus clarionensis (Gilbert, 1890), Scleropages formosus (Müller & Schlegel, 1844) nell ANNEX II.
Gli Hypancistrus zebra e le Razze Stingray Sud Americane Potamotrygon motoro in ANNEX III.
Per quanto riguarda i coralli a guscio calcareo sono tutti nell´ANNEX II: Helioporidae spp., Sclerattinia spp., Milleporidae spp. e Stylasteridae spp. Sono inclusi inoltre in ANNEX II le Tridacnidae spp.
Sfortunatamente questa normativa non riguarda gli esemplari dal guscio calcareo morti dove spesso sono ancorati i coralli molli sempre molto ambiti dagli appassionati acquariofili.
Durante il trasporto, la base normativa europea è il Reg. 1-2005 il quale norma il benessere degli animali vertebrati durante il trasporto e ne norma l’emissione e l’utilizzo del certificato sanitario in allegato (compresi gli organismi commercializzati per fini ornamentali).
I due schemi di certificazione introdotti da Friend of the Sea, vanno sicuramente nella direzione da un lato quella di salvaguardia le specie ittiche siano esse allevate ma soprattutto selvatiche, cercando di proteggere sia gli animali, ma anche e soprattutto gli ecosistemi naturali da possibili sistemi di pesca non sostenibili e o addirittura dannosi.
Altro fattore da tenere in considerazione sarebbe quello di valutare definitivamente ed in modo univoco, l’ammontare delle perdite in termini numerici durante tutta la fase di transito (il tempo di transito è definito come il tempo che intercorre dal momento in cui il pesce viene catturato o stabulato in allevamento, a seconda se si tratti di esemplari di riprodotti o selvatici, fino a quando viene acclimatato nelle vasche del grossista a destino). Questo dato, chiamo DOA Dead on Arrival, spesso errato nella sua determinazione, sia per mancanza di dati sia per la riluttanza con cui i vari stakeholder comunicano i dati, risulta di basilare importanza nel determinare le perdite durante tutta la supply chain del mercato del settore ornamentale.
Da dati non aggiornati su spedizioni dal sud America si parlava di 15-20 percento, ma rilevati da chi scrive superiori al 30 percento in situ. Molto inferiori le perdite per gli organismi allevati, in particolare durante le spedizioni mediamente intorno al 5 percento. Questa mortalità cambia molto in base alla provenienza dei pesci, superiore se dal Sud America (pesci acqua dolce di cattura) e Sud est asiatico (pesci marini di cattura), molto inferiore se le spedizioni sono provenienti da paesi europei (Repubblica Ceca) oppure dai grossi hub asiatici per pesci di allevamento (Singapore, Thailandia ecc).
I due standard sono uno la conseguenza dell’altro in quanto gli acquari pubblici, comunque, si devono rifornire dalla catena del commercio degli organismi ornamentali, almeno per quanto riguarda gli esemplari e le specie standard. Sempre valutare comunque il tasso di sostituzione degli organismi acquatici per quanto riguarda gli acquari pubblici.
STANDARD Sustainable Ornamental Fish e Corals
Lo standard per pesci ornamentali Friend of the Sea, che include un audit della tracciabilità (Catena di custodia), aiuta a proteggere e a salvaguardare l’ambiente naturale.
Tra i criteri per i pesci ornamentali possiamo rilevare: metodi di raccolta non distruttivi (es. utilizzo di cianuri), raccolta selettiva (senza colpire eventuali specie non target), rispetto delle Convenzioni Internazionali quali la CITES, assenza di esemplari iscritti nella Lista Rossa IUCN, gestione sostenibile della risorse naturali delle barriere coralline ed eventuale loro rispristino, utilizzo di esemplari provenienti da Coral farm e quindi non prelevati da ambienti naturali, Stakeholder Engagement ed Ownerhip da parte delle popolazioni locali di pescatori.
La certificazione è suddivisa attraverso l’analisi di sette punti sensibili:
- IUCN Red List, specie non inserite come vulnerabili (es. Pterapogon kauderni), comunque di libero commercio;
- CITES certificato di accompagno per tutti gli esemplari rientranti in questa normativa siano essi pesci o invertebrati (es. Cavallucci marini o coralli dal guscio calcareo);
- Gestione della pesca, questo sicuramente uno dei punti chiave di tutto lo schema il quale riguarda principalmente le pratiche di harvesting e non destrucitve fishing methods;
- Gestione e coinvolgimento delle comunità locali dei pescatori, Ownerhip e possibile approccio non top-down, in controtendenza rispetto alla possibilità di avere esemplari marini riprodotti in cattività in quanto si priverebbero i pescatori del valore aggiunto sul reddito dovuto alla cattura di pesci ornamentali rispetto alle tradizionali operazioni di pesca a fini alimentari;
- Post Harvest handling, corrette pratiche di stoccaggio degli organismi, standardizzazione delle pratiche e riduzione e mitigazione delle perdite; Osservanza delle normative sul trasporto e sulla diffusione di eventuali patologie ittiche;
- Farmed species, relativamente ai coralli duri i quali devono essere prodotti in allevamento e non prelevati in natura, che deve essere messo in atto un piano di ripristino della barriera corallina laddove questa sia danneggiata, deve infine essere previsto un piano di gestione di eventuali inquinanti e un piano di gestione dei rifiuti;
- Chain of Custody, deve essere evidente una tracciabilità degli organismi commercializzati che nel medio periodo devono provenire a loro volta da strutture certificate ed approvate Friend of the Sea.
Secondo Friend of the Sea, se gestito in modo sostenibile, questo tipo di commercio può sostenere posti di lavoro in comunità costiere rurali, procurando forti incentivi economici e reddito dal notevole valore aggiunto comparandolo al reddito ricavato dalla pesca per fini alimentari.
Gli acquari pubblici sono strutture che contengono prevalentemente animali acquatici. Dal 1990 sono stati aperti numerosi acquari pubblici e il loro numero continua ad aumentare ogni anno.
Con lo sviluppo degli acquari pubblici, nasce la necessità di una politica corretta volta al miglioramento del benessere degli animali allevati facendo in modo che questi provengano da situazioni trasparenti e che non abbiano contribuito al depauperamento degli ecosistemi naturali.
Dal punto di vista formativo, queste strutture possono formare, in particolare nei bambini, una futura consapevolezza e sensibilità nei confronti della natura, si è quindi ritenuto fondamentale
di intraprendere un percorso di certificazione in modo da supportare il messaggio che si vuol far passare con azioni pratiche e concrete.
La certificazione è suddivisa attraverso la analisi di sei punti ognuno dei quali a sua volta è suddiviso in ulteriori dettagli:
- Sistema di Gestione ambientale, relativamente alla Policy ambientale messa in atto dalla struttura e nell’evidenza della sua implementazione;
- Specie ospitate, Aquarium species, il punto fondamentale riguarda alcune specie di animali appartenenti a generi quali uccelli (es. pinguini), mammiferi acquatici (es. cetacei), e rettili di cui deve esserci l’evidenza che non siano ospitati o che non saranno più reintrodotti in futuro, in caso questi siano già presenti; che i coralli ospitati siano provenienti da farm a ciclo chiuso a loro volta certificate, che il cibo utilizzato per gli organismi tenuti in cattività provenga da fonti sostenibili e o da aziende loro volta certificate;
- Benessere degli animali, animal welfare, che deve essere evidente lo stato di salute degli animali ospitati, tenendo conto che la definizione di welfare non riguarda, soltanto il completo soddisfacimento dei bisogni primari, ma anche come raggiungimento di un equilibrio di carattere mentale, di libertà dai disagi ambientali questo non risulta di facile comprensione; quindi adeguata alimentazione in qualità e quantità, corretti valor chimici e fisici dell’acqua, acqua in quantità e qualità in base alle specie ospitate, Gestione e organizzazione della quarantena, gestione dei eventuali patologie ittiche;
- Educazione e Conservazione, che deve esserci una evidenza di programmi di educazione e formazione finalizzati alla conservazione ambientale in particolare per le species il cui status rientra tra quelle minacciate o il cui habitat naturale sia in inesorabile contrazione a causa
dell’impatto antropico;
- Gestione e prevenzione di fonti di inquinamento, Pollution prevention, che deve esserci una evidenza di un sistema a ricircolo chiuso e che il trattamento delle acque reflue sia in osservanza con le normative locali sul trattamento delle acque di scarto, che devono esserci delle evidenze di politiche atte a una gestione sostenibile dell’energia;
- Responsabilità sociale, Social Compliance, che sia chiaro che le norme locali relativamente al diritto del lavoro siano seguite, e che il contratto di lavoro applicato sia in conseguenza delle normative nazionali, che vi sia una evidenza di non utilizzare bambini e che ai dipendenti sia messa a disposizione una copertura previdenziale ed assistenziale.
Sicuramente queste due certificazioni avranno un notevole successo dovuto principalmente all’accresciuto interesse da parte del pubblico per le tematiche ambientali, inoltre anche una aumentata sensibilità da parte di operatori del settore e una maggiore consapevolezza di parte degli appassionati, i quali sempre più spesso richiedono di acquistare organismi allevati al posto dei loro omologhi di cattura anche se con un prezzo al momento molto più alto, possono contribuire a promuovere queste buone pratiche di salvaguardia degli ecosistemi acquatici.
Il fattore fondante comunque rimane lo sviluppo di una nuova sensibilità e consapevolezza che possiamo riassumente in una aumentata supportive culture, la quale può veramente essere il trigger per lo sviluppo di queste due certificazioni. Le attività giorno dopo giorno in osservanza delle policy e nel rispetto delle linee guida devono essere sempre accompagnate dall’amore per la natura e per esseri viventi.
L’autore del presente articolo è disponibile a fornire ulteriori evidenze di quanto scritto e a confrontarsi per ulteriori chiarimenti.
Monticini Pierluigi – MonticiniConsulting
Per ulteriori approfondimenti si rimanda alla bibliografia di riferimento sotto utilizzata.
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