L’epidemia di coronavirus (COVID-19) sta avendo, ed avrà, un impatto crescente sull’economia globale con conseguenze imprevedibili per il comparto della pesca professionale.
Questo è quanto in questi giorni, gli addetti del settore hanno denunciato a gran voce, lungo tutta la penisola, da ogni marineria si sono levate richieste di aiuto, e questo, su scala europea è ciò che ha spinto la commissione pesca (PECH) del Parlamento europeo ad intraprendere un percorso di dialogo su misure speciali da emanare, tra cui, la proposta di modifica del regolamento del Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP) e del regolamento sulle disposizioni comuni.
Una mobilitazione importante che, già sin dalla fase di emergenza e quarantena, avrà bisogno di idee, proposte dal basso che vengano raccolte, integrate e analizzate per validare approcci a supporto della società, dell’economia e delle risorse. Da ricercatrice posso confermare che i ricercatori si sono mobilitati in questa direzione, e sono pronti a dare una mano.
Tra le idee, quella di creare una baseline conoscitiva basata sulla percezione dei portatori di interesse, utile per la creazione di un dialogo efficace nella promozione di misure e opzioni gestionali nonché proposte da sviluppare per affrontare gli impatti del COVID-19. Tra i vari strumenti, in questa prima fase di ricognizione, si è pensato di utilizzarne uno snello ma efficace, ossia un breve sondaggio strutturato per facilitare la raccolta delle informazioni dai pescatori professionali e rappresentanti del comparto della pesca professionale (singoli, organizzazioni, associazioni, cooperative, ecc.). Un sondaggio, breve della durata di soli 8 minuti, utile a capire quali, e quanto grandi sono, gli effetti della pandemia di COVID-19 sulle attività di pesca e che permetterà di mappare la nuova condizione di emergenza e sofferenza che caratterizza il settore lungo la penisola italiana.
Il sondaggio è disponibile a questo link https://qtrial2020q1az1.az1.qualtrics.com/jfe/form/SV_ebaeG8xPGFSAw5f
Poche domande per permettere ai ricercatori di capire quali sono le caratteristiche dell’attività di pesca degli intervistati e che offriranno a questi ultimi la possibilità di riportare le proprie esperienze in prima persona. Poche domande per permettere ai ricercatori di fare una valutazione dell’impatto del coronavirus sulle attività di pesca.
Il lavoro nasce dalla collaborazione con i colleghi ricercatori Cristina B. Pita (CESAM – Ambiente e Planeamento, Università di Aveiro, Portogallo), e Sebastián Villasante (Università di Santiago de Compostela, Spagna) con i quali, io ed il collega ricercatore Antonio Di Franco (Stazione Zoologica Anton Dohrn, Napoli, Dipartimento di Ecologia Marina Integrata, sede di Palermo) condividiamo l’obiettivo di creare un dialogano con i pescatori in Mediterraneo, e gli sforzi di ricerca nel lavoro di integrazione della dimensione umana nello sviluppo di misure di gestione sostenibili delle risorse.
La naturale conseguenza per chi come me ed Antonio da anni lavora a stretto contatto con i pescatori, studiando il mare e le sue risorse, dando sempre grande valore al ruolo del pescatore, ai suoi bisogni, abitudini e tradizioni, ascoltandone le testimonianze dirette.
Anche in questa occasione saremo interessati ad ascoltare e registrare i bisogni e l’esperienza diretta dei pescatori resi vulnerabili dai cambiamenti imprevedibili indotti da fattori esterni improvvisi, e a studiare la resilienza, ossia la capacità di reazione, dei sistemi socio-ecologici.