“Le politiche comunitarie tendono alla sostenibiltà delle risorse ittiche e quindi a ridurre fortemente la capacità di sfruttamento premendo anche sulla crescita dell’acquacoltura che però in Italia per una serie di motivi e di difficoltà burocratiche fa fatica a decollare. Partendo da questa analisi abbiamo disegnato un settore alla deriva che registra la perdita di 18 mila posti di lavoro negli ultimi 25 anni e del 33% delle imprese e ciò nonostante i piani triennali del Ministero, i piani europei Fep e Sfop e il Feamp che sta partendo”.
La crisi del settore ittico, secondo Tonino Giardini, Responsabile Nazionale Impresa pesca – Coldiretti intervenuto nella giornata di chiusura di Blue Sea Land al convegno internazionale – La valorizzazione del pescato. Esperienze ed opportunità, è imputabile alla mancanza di strategie in grado di valorizzare il pescato e il lavoro del pescatore. “Mancano le strategie, abbiamo un piano operativo nazionale che racconta quello che siamo ma che non ci da le strategie. Dobbiamo tornare a dare positività al mestiere del pescatore e bisogna farlo tornando a far reddito”.
Giardini ha poi illustrato due iniziative poste in essere da Coldiretti Impresa Pesca. “ Campana amica, fondazione di supporto alle vendite dirette per i piccoli pescatori artigianali eFAI, un sistema strutturato di vendita e contatti con la grande distribuzione. È indispensabile però che i produttori si interessino della filiera fornendo valore aggiunto. Oggi la ricchezza non sta nel prodotto indistinto, il valore sta nell’identità che riusciamo a dare al prodotto stesso durante la fase di lavorazione, alla identità culturale che si può attribuire tramite i marchi territoriali”.