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Home Pesca

Greenpeace. Ricerca conferma utilità per UE di chiudere alla pesca a strascico al di sotto dei 600 metri

Mariella Ballatore by Mariella Ballatore
12 Novembre 2018
in Pesca
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Mentre i funzionari si sono incontrati negli scorsi giorni per valutare una nuova normativa europea per la gestione della pesca d’altura, un nuovo studio scientifico indica una soluzione pragmatica per proteggere uno degli ambienti più vulnerabili della terra. Sulla base di un’analisi delle catture nel corso delle campagne sperimentali di pesca al traino nel nord-est dell’Atlantico, l’articolo A Scientific Basis for Regulating Deep-Sea Fishing by Depth pubblicato su Current Biology, arriva alla conclusione che nella pesca a strascico d’alto mare al di sotto dei 600 metri di profondità nel nord-est Atlantico:
• Il numero di specie colpite aumenta notevolmente a causa della crescente diversità delle specie ittiche con la profondità;
• Il tasso di catture accessorie e dei rigetti è destinato conseguentemente ad aumentare in modo drammatico;
• Anche la cattura di specie particolarmente vulnerabili come squali e razze aumenta drammaticamente sotto i 600mt di profondità;
• Il valore commerciale complessivo delle catture diminuisce

Gli autori concludono che “Limitare la pesca a strascico a una profondità massima di 600 metri potrebbe rivelarsi un’efficace strategia di gestione che soddisferebbe le esigenze legislative europee”. La Commissione europea, nel luglio 2012, ha presentato una proposta per sostituire il regolamento sulla pesca d’altura nel nord-est dell’Atlantico, attualmente carente. 28 Ministri della pesca dell’Unione europea devono ancora assumere una posizione in merito anche se il Parlamento europeo ha votato sul nuovo regolamento nel dicembre 2013. Lussemburgo, che attualmente detiene la presidenza dell’UE, ha indicato come prioritaria la negoziazione di una posizione del Consiglio su tale normativa e questo settembre è in programma il riavvio del dibattito sulla base di un bozza di testo che include un limite di profondità al di sotto del quale sarebbero vietate le attività di pesca in alto mare con lo strascico e con reti da posta ancorate.
La principale autrice del rapporto, Joanna Clarke dell’Università di Glasgow, in una dichiarazione rilasciata dagli editori del giornale ha spiegato che: “La cosa più importante da considerare riguardo ai nostri risultati è che la tendenza nella composizione delle catture nell’intervallo di profondità che va da 600 a 800 metri dimostra che gli impatti ecologici collaterali aumentano significativamente, mentre il ricavo commerciale per unità di sforzo diminuisce. Scendere più in profondità provoca sempre maggiori danni contro un beneficio ridotto per i pescatori e sembra che ad un limite di profondità di circa 600 metri si avrebbero benefici specifici per la conservazione “.
La pesca a strascico d’altura, la pratica di trascinare reti enormi, fissate a piastre in acciaio, e cavi lungo il fondale, è ampiamente riconosciuta come la minaccia distruttiva più seria per gli ecosistemi di acque profonde nel nord-est dell’Atlantico. Inoltre è stato dimostrato che la pesca l’alto mare con reti a strascico delle flotte francesi al largo dell’Irlanda e della Scozia catturi 100 specie o più, la maggior parte delle quali non ha valore commerciale e pertanto viene scartata. Inoltre, l’innovativa ricerca scientifica portata avanti nell’ultimo anno ha dimostrato che i pesci e gli ecosistemi sedimentari delle acque profonde fungono da grandi pozzi di assorbimento di CO2, ma che la loro capacità è diminuita a causa della pesca a strascico d’alto mare.
“Questa ricerca dimostra chiaramente il valore che ha porre limiti alla pesca a strascico d’alto mare per la conservazione degli stock ittici e della biodiversità e per prevenire l’esaurimento di specie di acque profonde altamente vulnerabili, nonché per proteggerne gli habitat. I decisori politici devono dare ascolto alla scienza e concordare sul divieto di pesca a strascico d’altura in profondità che vanno al di sotto dei 600 metri”, ha detto Matthew Gianni, co-fondatore e consulente politico per il Deep Sea Conservation Coalition. “I benefici ambientali superano di gran lunga i costi economici. Quando i funzionari degli Stati membri si incontrano questa settimana a Bruxelles, devono sostenere misure che andrebbero a proteggere una vasta zona degli oceani in tutta Europa, lo devono ai cittadini dell’Unione europea.
” Oltre a porre fine alla pesca a strascico e con reti da posta ancorate sotto i 600mt, il DSCC chiede agli Stati membri dell’UE di proteggere gli ecosistemi delle profondità marine associati ai fondali e garantire una pesca sostenibile:
• Richiedendo valutazioni di impatto ambientale per tutti i tipi di pesca in acque profonde;
• Assicurandosi che sia prioritario l’utilizzo di attrezzi da pesca eco-sostenibili e a basso impatto;
• Individuando aree di chiusura alla pesca di fondo in cui è nota o probabile la presenza di ecosistemi marini vulnerabili come i coralli e le spugne;
• Migliorando la gestione sia delle catture che del by-catch per le specie di acque profonde.

La Deep Sea Conservation Coalition è una coalizione di oltre 70 organizzazioni non governative di tutta Europa e di tutto il mondo composta da associazioni ambientaliste, organizzazioni di pescatori, e istituti che si occupano di politica e di diritto, tutti impegnati a proteggere il mare profondo.

Il rapporto: Current Biology, Clarke et al.: “A Scientific Basis for Regulating Deep-Sea Fishing by Depth” http://dx.doi.org/10.1016/j.cub.2015.07.070 Il rapporto è stata pubblicato il 27 agosto 2015. Questo rapporto è ad accesso libero. I ricercatori hanno analizzato i dati raccolti dalle indagini sul traino tra i 240 e i 1.500 metri nel nord-est dell’Atlantico. Tali analisi utilizzavano differenti tipi di attrezzi in varie località tra il 1978 e il 2013. L’esame di queste dati ha rivelato una evidente transizione nelle catture a profondità che vanno dai 600 agli 800 metri, incluso un significativo aumento della biodiversità, il rapporto fra i rigetti e la biomassa commerciale, e il rapporto tra squali e razze e la biomassa commerciale. All’aumentare degli impatti ecologici, diminuiva il valore commerciale per unità di sforzo. Perché è necessaria una riforma: Il regolamento attuale dell’UE per la gestione della pesca in acque profonde non è riuscito a mantenere all’interno dei limiti biologici di sicurezza la maggior parte degli stock di acque profonde e a ripristinare nella regione alcune delle popolazioni ittiche più impoverite. Inoltre non è riuscito a proteggere gli ecosistemi marini vulnerabili d’alto mare da attività di pesca altamente distruttive. Numerose pubblicazioni scientifiche e rapporti del CIEM, il progetto Hermione dell’UE, l’UNEP e altri hanno sempre identificato la pesca con reti a strascico come la più grande minaccia per gli ecosistemi delle profondità marine come i coralli e le spugne. A partire dal 2004, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato una serie di risoluzioni che impegnano le nazioni ad adottare “misure urgenti” per proteggere gli ecosistemi marini vulnerabili del mare profondo dagli effetti distruttivi della pesca a strascico e di altre attività di pesca d’altura potenzialmente dannose. Nel 2013, più di 300 scienziati chiedevano ai governi europei di eliminare gradualmente la pesca a strascico d’altura. Un riesame della Commissione europea nel 2007 ha concluso, “Molti stock di acque profonde hanno una produttività così bassa che i livelli di sfruttamento sostenibili sono troppo modesti per consentire un’attività di pesca economicamente redditizia”.
Nel 2010, il Consiglio internazionale per l’esplorazione del mare (CIEM) ha classificato le cattura in alto mare dell’UE al 100% ” al di fuori dei limiti biologici di sicurezza”. L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), nel giugno 2015, ha pubblicato la prima Red List delle specie marine, che ha classificato due delle principali specie ittiche bersaglio dei pescherecci da traino d’altura francesi e spagnoli al largo delle coste irlandesi e scozzesi, come in Pericolo (granatiere) e Vulnerabili (molva azzurra).

Tags: Greenpeace
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Co-founder e Direttrice di redazione. Pubblicista dal 2006 racconta il mondo da oltre un trentennio attraverso giornali, televisione e radio. Come conoscitrice del settore pesca e acquacoltura è stata più volte invitata a moderare e relazionare in convegni organizzati tra gli altri dalla Conferenza Episcopale Italiana – Ufficio nazionale dell’Apostolato del Mare, AquaFarm, Blue Sea Land.

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