Le nazioni europee dell’area Mediterranea – Croazia, Francia, Grecia, Italia, Slovenia, Spagna e Portogallo – sono fra i maggiori consumatori di prodotti ittici. Nel 2014, la spesa delle nazioni dell’area Euro Mediterranea per pesce e prodotti ittici si aggirava intorno a 34.57 miliardi di euro, circa il 63% del totale UE. Oltre la metà di tale spesa appartiene a Spagna, Italia e Francia, anche se la popolazione di queste tre nazioni costituisce solo un terzo della popolazione totale UE.
In altre parole, nella regione il consumo medio annuale pro capite ammonta a 33.4kg, a paragone di quello medio UE di 22.9 kg e di quello medio mondiale di 19.2 kg.
In Portogallo, la cifra cresce fino a 56.8 kg, oltre un chilo di pesce a persona ogni settimana. La Spagna è seconda con 42.4 kg. Le nazioni dell’area Euro Mediterranea importano il 36% di tutte le risorse ittiche importate dai Paesi fuori dall’UE e sono responsabili del 42% degli scambi fra gli Stati membri.
Per rendere l’idea delle dimensioni di questo mercato, le nazioni dell’area Euro Mediterranea consumano annualmente quasi 7.5 milioni di tonnellate di risorse ittiche, di cui solo 2.75 milioni di tonnellate provengono da fonti interne. Ciò comporta la necessità di reperire altrove una grande quantità di risorse ittiche: quasi 5 milioni di tonnellate ogni anno.
Nel Mediterraneo, gli amanti del pesce occupano un ruolo chiave nel mercato mondiale e le loro consuetudini d’acquisto si ripercuotono a livello globale. Per questo motivo, risulta estremamente importante che i consumatori comprendano le conseguenze delle loro scelte.
Questo profilo emerge dal nuovo report di WWF, Gusti locali, mercati globali – Le risorse ittiche e il Mediterraneo, presentato la scorsa settimana a Slow Fish nel corso della conferenza “Da dove viene il pesce che metti in tavola?”