Ancora oggi registriamo non pochi problemi per un settore già fortemente in crisi che da inizio pandemia non ha avuto restrizioni in quanto ritenuto di primaria necessità come previsto dai DPCM, ma gravemente colpito dalla crisi creata dal COVID 19.
Il settore ringrazia per la Cassa Integrazione in Deroga COVID 19 per tutti coloro i quali avevano un contratto di lavoro in essere alla data 22 febbraio 2020 (fascia temporale che termina il 17 marzo 2020) ma, per questo provvedimento, ma non si è tenuto conto di tutte quelle realtà di pesca che per problematiche diverse, mancanza di personale e/o problemi medici, che hanno portato il relativo disarmo della nave e quindi non risultavano in operatività nelle date sopra citate.
Tutti quegli amatori che hanno intenzione di tornare in bordata quindi a lavoro dopo il 17 marzo 2020, seppur con tutte le problematiche e restrizioni sia lavorative che commerciali che il COVID 19 sta silenziosamente imponendo, non possono attingere agli ammortizzatori sociali creati in quanto non rientranti nella data dal 22 febbraio al 17 marzo 2020, creando discrepanza e discriminazione tra la categoria.
Credo sia doveroso garantire all’intero settore gli stessi diritti a prescindere dalle date presenti nei DPCM, dare una garanzia salariale e sociale a tutti quegli armatori che nonostante la crisi economica con coraggio armano l’unità da pesca e tornano in bordata in data post 17 marzo 2020, senza far sì che il loro sforzo diventi un salto nel buio aggravando ulteriormente la loro situazione economica e quella degli operai imbarcati.
La preghiera che sto porgendo ha fine di garantire una copertura salariale a quei padri di famiglia i quali non rientrano nel periodo temporale indicato dal DCPM e si trovano completamente sprovvisti di un qualsiasi contributo economico. Si chiede quindi di prendere in considerazione un DPCM per il settore pesca e per tutti quei settori i quali non rientrano nelle date 22 febbraio 2020 – 17 marzo 2020, i quali nonostante la crisi dal 17 marzo in poi hanno investito soldi e fatica per poter riprendere il lavoro e sostenere le famiglie e i dipendenti. L’operato dello Stato ha garantito fino ad ora sostegno anche alla stagionalitá senza la richiesta di una certezza di contratto futuro facendo si che anche quelle realtà escluse avessero giustamente un sostegno. In virtù di questo la domanda spontanea è perché allora lasciare fuori quelle realtà che, per motivazioni diverse ma serie, non rientrano nelle date sopra indicate ma che vogliono riprendere la regolarità lavorativa convivendo con le problematiche che tutti purtroppo conosciamo?
L’invito è quello di dare speranza ed ossigeno a questo settore e a quegli armatori disperati che non sanno come sostenere la propria azienda ma in primis il personale imbarcato e le relative famiglie.
L’invito è quello di trovare una concreta soluzione al problema.