Qual è lo stato di salute delle realtà da voi rappresentate?
La chiusura del circuito HORECA, la diminuita operatività di alcuni mercati ittici, le difficoltà logistiche ed i consumi orientati verso prodotti a lunga scadenza (surgelati) a scapito di quelli freschi, e soprattutto di quelli “già pronti”, non hanno aiutato di certo la produzione. Nelle prime settimane di lockdown abbiamo assistito ad una forte battuta di arresto dell’attività di pesca. Successivamente, nei primi giorni di aprile, grazie anche a una presa di coscienza e applicazione delle norme di sicurezza Covid, che come Coordinamento pesca dell’Alleanza delle Cooperative Italiane abbiamo ampliamente divulgato, c’è stata una lenta ripresa dell’attività soprattutto della cosiddetta “grande pesca”. Certamente l’operatività delle marinerie è molto ridotta, ma alcune imbarcazioni stanno uscendo in mare, alternandosi tra loro per cercare di gestire mercato e prezzi, nonostante le difficoltà e i costi che si riscontrano nel rispettare i protocolli di sicurezza anti contagio a bordo. Nel frattempo molte imprese si sono attrezzate per raggiungere direttamente i consumatori, attraverso la vendita diretta ed in alcuni casi consegnando a domicilio il pescato. Anche la piccola pesca , con grandi difficoltà, ha continuato ad operare e garantire prodotti ittici ai consumatori.
Quali stime siete in grado di fare oggi circa le aziende che resisteranno?
Molto dipende dalla durata di questa emergenza e dalla rapidità con cui verranno erogati i sostegni previsti dallo Stato. Oggi ancora da quantificare con precisione e in attesa delle norme di attuazione. Sicuramente le ricadute ci saranno in un settore che vive da anni le difficoltà legate alla contrazione dello sforzo di pesca imposto e dalla assenza di una reale strategia di rilancio del settore della pesca e dell’acquacoltura.
Pesce fresco nei locali in riva al mare, sagre e turismo gastronomico. Per la stagione in vista, il ridimensionamento dell’afflusso turistico ricadrà sul settore, come vi state preparando all’impatto?
La situazione è in divenire, difficile in questo contesto fare delle previsioni. Senza dubbio il settore del turismo subirà un notevole ridimensionamento, cambieranno le abitudini ed anche i consumi, compreso quello di pesce fresco. Molto dipenderà dall’operatività del circuito HORECA, dalla possibilità per i ristoranti di poter esercitare, seppure con limitazioni.
Non dimentichiamo inoltre che la grande attenzione del comparto verso nicchie di diversificazione dell’attività di pesca, ha orientato molti imprenditori ittici verso attività legate fortemente al turismo. Mi riferisco alle pratiche del pescaturismo e dell’ittiturismo che in alcune Regioni rappresentano realtà importanti e punti di forza di molte marinerie. Per questo abbiamo sollecitato il Governo e le Istituzioni a non dimenticare queste realtà che sono parte importante della filiera del turismo nazionale.
Lo Stato e l’Ue come intervengono in aiuto della categoria? Cos’altro si potrebbe fare?
L’Unione europea ha emanato importanti provvedimenti (Reg UE 560/2020, Reg UE 460/2020, Comunicazione Quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell’economia nell’attuale emergenza del COVID-19 n.d.r.). Sono provvedimenti che consentono oggi una rimodulazione dei Programmi Operativi e quindi lo spostamento di risorse comunitarie ancora a disposizione soprattutto delle Regioni, verso il sostegno ai fermi temporanei e al ristoro delle perdite dell’acquacoltura (mitilicoltura in primis) dovute alla caduta della domanda per prodotti che, invece, devono essere in ogni caso raccolti nei prossimi giorni. Certamente tutto è migliorabile, forse si poteva avere un’attenzione particolare al tema della condizionalità dell’aiuto FEAMP prevedendone una sospensione della vigenza, ma direi che ora la palla passa agli Stati membri e alle Regioni. In Italia anche il DL 18/2020 Cura Italia convertito da pochi giorni in legge, ha introdotto la possibilità di un ristoro economico per le imprese della pesca e dell’acquacoltura, comprese le imprese che operano nelle acque interne. E’ questa una novità molto importante, ma molto resta da fare. Le stesse misure previste nel Cura Italia necessitano di uno snellimento delle procedure burocratiche che rischiano di vanificare quanto sino a qui ottenuto. L’Amministrazione deve inoltre sicuramente sanare la dimenticanza, tra coloro che possono usufruire del sostegno dei 600 euro, dei pescatori autonomi.
Quando e come sarà possibile uscire dalla crisi?
Ripeto, i tempi dipenderanno da quanto saranno tempestive ed operative le misure di accompagnamento e di sostegno alle imprese previste dal Governo, ma sicuramente per il “dopo”, si avrà bisogno di un grande disegno strategico per un settore vitale per l’economia del nostro paese. Non dimentichiamo che siamo importatori di prodotti ittici (nel 2018 abbiamo importato oltre 1 milione di tonnellate di prodotto ittico tra fresco e trasformato) e molte volte sulle nostre tavole arrivano prodotti di dubbia qualità. Noi come Coordinamento pesca dell’Alleanza delle Cooperative Italiane e come Legacoop, continueremo a fare il nostro lavoro che in questi anni si è concentrato molto sull’innovazione. Una innovazione a tutto campo, dai temi della sostenibilità ambientale per noi mai scindibile da quelli della sostenibilità economica e sociale, a quelli della diversificazione, per finire alla trasformazione e alla commercializzazione. Quest’ultimo sarà determinante nei prossimi anni, senza la costruzione di forti filiere produttive di qualità che dalla produzione arrivano alla tavola dei consumatori, rispondendo ai nuovi bisogni ed esigenze di quest’ultimi, non ci sarà futuro per la pesca e l’acquacoltura italiana.