L’acquacoltura italiana ha subito delle enormi perdite a causa dell’emergenza economica frutto di quella sanitaria. Tuttavia, il settore dell’acquacoltura può dare un forte impulso all’economia nazionale ed è l’unica alternativa all’impoverimento dei nostri mari. “Avremmo tutte le carte in regola per essere leader nell’Unione Europea”, spiega Pier Antonio Salvador, presidente Api, l’organizzazione di Confagricoltura dedicata al mondo ittico.
“Guardiamo al domani puntando sulle nostre eccellenze l’acquacoltura italiana, che ha dato notevole contribuito per lo sviluppo del settore con i primi impianti pilota e la ricerca scientifica all’avanguardia, può dare un forte impulso all’economia nazionale, forte dei suoi 8.000 chilometri di coste, i tantissimi fiumi e torrenti e 1.500 laghi. Ha ampio margine di crescita ed è l’unica vera alternativa all’impoverimento dei nostri mari. Con la ripresa occorre impegnarsi a riattivare, sviluppandolo, un settore importante per la nostra economia che, attualmente, occupa, nei 800 siti, più di 15.000 addetti”, ribadisce il presidente dell’Api. L’associazione piscicoltori di Confagricoltura ritiene fondamentale integrare e razionalizzare le norme esistenti in un unico quadro normativo nazionale e risolvere le diseguaglianze sui canoni concessori per le aree demaniali marittime. Serve uno sportello unico per le imprese italiane dell’acquacoltura, così come definire le zone destinate all’allevamento e rendere più accessibili i fondi strutturali e per l’innovazione tecnologica alle micro e piccole imprese, predisponendo modalità di accesso semplificate.
Non va dimenticata la forte valenza socio-culturale dell’acquacoltura italiana utile per la preservazione di paesaggi nelle aree umide e nelle lagune dell’acquacoltura, spesso unici presidi di tutela e opportunità di occupazione in questi territori. Nel panorama commerciale dell’acquacoltura italiana, le imprese del settore meritano la dovuta attenzione. Nel nostro paese sono 25 le specie ittiche allevate. Il pesce più allevato è la trota di cui il Belpaese è il primo produttore in Europa a cui seguono orata e spigola, con 17.000 tonnellate. L’Italia è anche leader europea nella produzione di caviale di storione.