In Australia tutto sembra favorire il settore dell’allevamento di alghe. Con migliaia di chilometri di costa, una valida collaborazione del mondo della ricerca e un deciso aumento dei finanziamenti, un numero sempre crescente di start-up si va affacciando sul settore.
Così il Paese si prepara, anche alla luce di una domanda in costante aumento di prodotti vegetali sostenibili, ad ospitare una solida industria delle alghe, che secondo gli esperti potrebbe arrivare a valere oltre 80 milioni di euro entro il 2025. Il continuo aumento della domanda di prodotti a base vegetale e sostenibili e un’industria del benessere rinvigorita, lasciano intravedere un mercato emergente dedito a prodotti per la bellezza, prodotti farmaceutici, imballaggi e alimentari realizzati con una varietà di specie di alghe.
Il settore dell’acquacoltura è stato poi indicato dl primo ministro australiano Scott Morrison, lo scorso dicembre, nell’ambito del lancio del report Transformations for a Sustainable Ocean Economy, come una priorità per il piano economico a breve termine del paese e per il raggiungimento delle ambizioni stabilite dalla sua adesione al Ocean Panel, un organismo intergovernativo di politica oceanica composto da 14 capi di stato, che cerca di dare impulso alle industrie oceaniche sostenibili.
Diversi gli attori chiave che stanno emergendo lungo tutta la catena del valore: dalla ricerca alla coltivazione, dalla produzione alla distribuzione. Uno degli ostacoli più grandi che il settore si trova a dover affrontare è quello relativo alla locazione oceanica richiesta per la coltivazione di alghe su scala commerciale.
Jo Kelly, dell’Australian Seaweed Industry Blueprint, sostiene che le capacità rigenerative delle alghe saranno un potente richiamo per la crescita e la popolarità del settore tra le comunità australiane. “A differenza di altri tipi di acquacoltura, le alghe hanno il vantaggio di non essere né mangime né spreco e possono effettivamente migliorare la qualità dell’acqua. Tutte queste cose sono davvero importanti per il supporto della comunità per l’industria nel suo complesso. Questo è un settore ecologicamente rigenerativo, non solo sostenibile, ma rigenerativo. Aggiunge valore allo stato di salute dell’oceano mentre cresce”.
In collaborazione con la Great Barrier Reef Foundation, l’Australian Seaweed Institute sta sviluppando allevamenti di alghe che agiranno come biofiltri, rimuovendo i nutrienti in eccesso dalle acque intorno alla barriera corallina. L’anidride carbonica e l’azoto prodotti da queste aziende sarebbero quindi raccolti e prodotti in biofertilizzanti. Oltre ad essere un altro prezioso esempio di modello di economia circolare, questo progetto proteggerebbe attivamente la Grande Barriera Corallina, un sito Patrimonio dell’Umanità e fonte di immenso orgoglio nazionale.
L’allineamento naturale dell’acquacoltura di alghe con i principi dell’economia circolare è completato dalle prospettive del settore per l’innovazione orientata all’impatto, il progresso tecnologico e il potenziale di co-benefici sociali ed economici di ampio respiro da condividere tra industrie e comunità. Ma la corrente di fondo che accelera lo sviluppo di un ecosistema di start-up di alghe in Australia sono le sue capacità di rigenerazione ambientale. Fornendo incentivi e opportunità sia per un’economia sostenibile delle alghe che per un oceano sano.