Un recente studio condotto da Matthew Savoca del National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) rileva che la plastica che giace negli oceani in prossimità delle alghe, acquisisce a sua volta odore di alghe, attraendo così i pesci che la confondono con il cibo.
Lo studio “Odors from marine plastic debris induce food search behaviors in a forage fish” è stato effettuato prendendo in considerazione le acciughe del nord – che non solo erroneamente visivamente confondono le microplastiche per il cibo, ma anche in base all’odore.
Era già noto che i pesci mangiano la plastica, ma non era chiaro se questo succedesse perché confusi a livello visivo o se, come adesso è emerso dallo studio, anche a livello olfattivo. L’odore che attira il pesce può essere di dimetilsolfuro (DMS) prodotto dalle alghe, che alcuni animali marini utilizzano per trovare cibo.
Lo studio sulle acciughe è significativo perché la specie viene mangiata da tanti altri pesci, quindi ciò che mangiano le acciughe finisce nella catena alimentare, per arrivare anche sulle tavole degli esseri umani.
“C’è una via d’uscita – ha detto Ron Buckhalt del Maryland Department of Agriculture – Tutti gli oggetti monouso devono biodegradare al 100% in un ambiente marino. La plastica non compostabile deve avere un premio che ne forzi il riciclaggio, ciò dovrebbe essere obbligatorio in tutto il mondo. C’è anche la speranza che le industrie globali continuino a sviluppare nuove tecnologie per produrre bioplastiche e per rendere questi prodotti compostabili più accessibili “.