Il Reg. CE 1224/2009 e il Reg. UE 404/2011 obbligano a fornire alcune informazioni in ogni fase della commercializzazione per garantire la tracciabilità dei prodotti tra le aziende, quali: denominazione commerciali e scientifica del prodotto, zona geografica di pesca o produzione (espressi come la zona FAO), metodo di produzione, numero di identificazione di ogni partita, numero e nome del peschereccio o nome dell’unità di produzione in acquacoltura, codice FAO alfa 3 per ogni specie, data di cattura o di produzione, quantitativi per ciascuna specie in chilogrammi di peso o in numero di esemplari, nomi ed indirizzo dei fornitori.
Tuttavia molto spesso si leggono sui giornali notizie riguardanti sequestri di pesce dovuti alla mancata tracciabilità dei prodotti. Ad esempio, il 18 novembre a Mugnano (NA) in un deposito sono stati sequestrati 11 quintali di orate e branzini freschi per violazione degli obblighi inerenti alla rintracciabilità. Il 20 novembre a Rovigo è stato fermato un camion e sono stati bloccati 110 kg di pesce (alici, sarde, papaline, sgombri, eccetera), poiché non era presente la documentazione commerciale della merce e sulle cassette non era presente alcun tipo di etichettatura. Il 16 novembre ad Altavilla (VI) ad un Cash&Carry sono stati confiscati 40 tonnellate di pesce (tra cui pesce gatto, siluro asiatico, ghiozzo indo-pacifico, cefalo volpina, eccetera) che non possedevano alcun tipo di etichettatura. Il 3 novembre ad Agrigento sono stati sequestrati 643 kg di pesce (tra cui anche del pesce spada) in due stabilimenti all’ingrosso e in un venditore ambulante di pesce. Il 31 ottobre al punto di sbarco di Grado (TS) sono stati sequestrati 496 kg di prodotti ittici (seppie, orate, triglie, palombi, branzini, suri). Il problema, come si può notare, è ancora molto presente e, soprattutto, frequente.
Negli ultimi anni, tuttavia, sono stati definiti test del DNA in grado di identificare il prodotto (distinguendo la quasi totalità delle specie a livello mondiale) anche a seguito di molte lavorazioni. Fortunatamente la tecnica è poco costosa, ha alta sensibilità e specificità e, quindi potrà rendere il test utilizzabile su larga scala per evitare, come spesso accade, lo scambio di specie meno pregiate con quelle più costose.