Un documento che salvaguardi l’identità del pescato siciliano a partire dal valore artigianale e quindi dall’uomo. È secondo quest’ottica che è stato redatto e pubblicato dal Dipartimento della Pesca della Regione Sicilia il Registro Identitario della Pesca del Mediterraneo e dei Borghi Marinari.
Da 20mila a 7mila e 500 è sceso il numero degli addetti nel settore della pesca. Occorre salvare l’identità della pesca siciliana prima che sia troppo tardi. Ricostruire il percorso culturale significa riappropriarsi anche di metodi di pesca, di tradizioni culinarie, di territori marini.
Partire dall’uomo insomma e dal suo saper fare per un risveglio culturale verso il mare attraverso il quale si promuova l’attività economica della pesca in Sicilia. Se con il FEP 2007/2013 sono state sostenute ed incentivate le attività di diversificazione del reddito del pescatore attraverso il pescaturismo, l’ittiturismo e la valorizzazione dei Borghi Marinari, il FEAMP 2014/2020 pone al centro l’attività pedagogica.
Proprio partendo da questa il Registro Identitario ha lo scopo di identificare, documentare e classificare i saperi e le conoscenze del patrimonio culturale della filiera ittica di matrice mediterranea. Dalla raccolta sui metodi di cattura al censimento dei dati sulle aziende di lavorazione e trasformazione del prodotto ittico, dall’individuazione delle fonti storiche alla cernita delle sagre e dei riti inerenti al mondo della pesca e del mare.
“Ripercorrere insomma i passi storici della pesca siciliana – commenta il dirigente del Dipartimento della Pesca Mediterranea dell’Assessorato Regionale dell’Agricoltura, Dario Cartabellotta – perché il pesce e il mare di Sicilia hanno un valore culturale e questo registro identitario vuole esserne la testimonianza, come lo sono i 120 luoghi di sbarco, le 64 tonnare e gli innumerevoli borghi marinari che contraddistinguono il paesaggio dei 1500 km di costa siciliana. Questo tesoro è da custodire e proteggere per valorizzare l’attività del pescatore, ora che finalmente l’Unione Europea ha messo fine alla triste storia della rottamazione delle barche e dei pescatori.
A coordinare i lavori per la redazione del Registro Identitario Domenico Targia, responsabile dell’UOB 1 S 2 Pesca artigianale: “Ci sono ben 3mila anni di storia di pesca e pescato – esordisce – il nostro documento vuole fornire uno strumento di conoscenza e di salvaguardia della nostra identità marina nella grande ottica europea. Un marchio che da un valore culturale porti ad un valore economico”.
Le basi sono state gettate: il progetto ora vedrà collaborazioni con Università, Fondazioni, Istituzioni scientifiche e Associazioni ambientaliste. Tremila anni di storia di pesca siciliana che troverà il suo posto nella Biblioteca del Mare istituita presso il Dipartimento della Pesca Mediterranea. “E non solo, il nostro lavoro vuole essere uno strumento di dialogo con tutti i popoli che si affacciano sul Mar Mediterraneo”, conclude Targia.