La maggior parte dei casi di pesca illegale che fanno notizia in Europa sembrano accadere in regioni lontane come il Pacifico o addirittura l’Antartico. Ma tali attività accadono proprio sotto il nostro naso.
Oceana è stata in grado di identificare numerosi casi di possibili violazioni o potenziali attività illegali grazie a Global Fishing Watch, una piattaforma online che mostra i movimenti delle navi dopo aver analizzato i dati inviati dai loro sistemi di identificazione automatica (AIS). Questi segnali sono raccolti da ricevitori satellitari e terrestri e possono essere filtrati per capire se le barche stavano effettivamente pescando o semplicemente navigando.
Recenti ricerche hanno rivelato dozzine di casi sospetti di pescherecci con reti a strascico che operano nelle zone di restrizione di pesca che sono state designate e approvate da tutti i paesi del Mediterraneo per proteggere determinate specie ittiche o habitat. La maggior parte di queste possibili violazioni si è verificata nel Canale di Sicilia e nello specifico ad est di Adventure Bank, dove sono vietate le attività nel fondo del mare perché è un vivaio per il nasello.
Il nasello del mediterraneo è la specie più sovrasfruttata in questa regione, con una mortalità media diverse volte superiore ai livelli sostenibili, il che significa che c’è un alto rischio di collasso totale delle scorte nel Mediterraneo occidentale. Se i pesci catturati sono più numerosi di quelli che nascono e crescono fino all’età adulta, la popolazione ittica si ridurrà nel tempo, mettendo a rischio l’intera specie. Entrare illegalmente in una zona di allevamento ittico e trascinare una rete sopra i fondali marini è probabilmente il modo peggiore per rovinare il futuro del patrimonio ittico.
Nel giugno 2016 questa zona di restrizione e altri due sono state istituite nello stretto di Sicilia per preservare le aree di riproduzione e di nidificazione dei naselli e dei gamberetti di fondale. La protezione è entrata in vigore nell’ottobre di quell’anno.
Tuttavia, i dati di Global Fishing Watch suggeriscono che i pescherecci da traino, soprattutto dall’Italia, hanno scelto di ignorare queste misure protettive. Nel giugno 2017 Oceana ha notificato alla Commissione europea di aver rilevato oltre 13.000 ore di attività di pesca da parte di pescherecci con reti a strascico italiane nei tre FRA. Nonostante gli sforzi della ONG, questa situazione continua ancora oggi.
La scorsa settimana attivisti di Oceana hanno presentato questi risultati in una riunione della Commissione generale della pesca della FAO per il Mediterraneo . Lì, è stato chiesto di migliorare il monitoraggio delle navi autorizzate nelle FRA e di prestare particolare attenzione alle navi che utilizzano diversi attrezzi da pesca e di adottare un regime sanzionatorio per contrastare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN).
Il Mediterraneo è il mare più sovrasfruttato in Europa e molto probabilmente in tutto il mondo. È giunto il momento che l’Italia e l’UE inizino ad attuare maggiori controlli perché è in gioco il Mar Mediterraneo.