Otto tra i leader mondiali dell’industria ittica, hanno firmato un accordo, sintetizzabile in dieci punti, con il quale si impegnano a migliorare la trasparenza e la tracciabilità nella filiera puntando altresì alla riduzione della pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata nelle loro catene di approvvigionamento. Priorità per le aziende coinvolte anche la grande attenzione all’uso di antibiotici in acquacoltura, le emissioni di gas a effetto serra e l’inquinamento determinato dalla plastica. Le imprese si impegnano ad eliminare la moderna forma schiavitù legata al lavoro forzato e a quello minorile e abusi dei diritti dei lavoratori.
L’accordo è stato firmato da due delle più grandi società in quanto a fatturato (Maruha Nichiro Corporation e Nippon Suisan Kaisha, Ltd), le due più grandi società produttrici di tonno (Thai Union Group PCL e Dongwon Industries), le due aziende leader nell’allevamento di salmone (Marine Harvest ASA e Cermaq – subsidiary of Mitsubishi Corporation) e le due più grandi aziende produttrici di mangimi per pesci (Skretting – subsidiary of Nutreco e Cargill Aqua Nutrition).
L’accordo, come si legge su Keystone Dialogue, fa parte del Seafood Business for Ocean Stewardship (iniziativa che, per la prima volta connette l’attività ittica globale con la scienza, l’acquacoltura con la pesca, aziende europee e nordamericane con quelle asiatiche) ed arriva a conclusione del Soneva Dialogue, un meeting nel corso del quale si sono confrontati CEO, vertici di importanti società del settore ittico e autorevoli scienziati.
Il dialogo, avviato dallo Stockholm Resilience Centre, ha avuto luogo dall’11 al 13 novembre scorso, presso il Soneva Fushi Resort alle Maldive con il patrocinio di Sua Altezza Reale la Principessa Victoria di Svezia (UN Sustainable Development Goals).
Quali sono gli attori chiave?
Il dialogo è il primo tra scienziati e “attori chiave”, un termine coniato nel 2015 da Carl Folke e Henrik Österblom, direttori scientifici presso lo Stockholm Resilience Centre.
Österblom ha condotto delle ricerche volte ad identificare gli attori chiave negli oceani del mondo. Il team ha identificato 13 multinazionali che da sole controllano dall’11 al 16% la pesca di specie selvatiche marine sfruttando fino al 40% i grandi stock ittici. “Abbiamo invitato i leader di queste aziende per affrontare insieme un dialogo atto a costruire la fiducia e sviluppare una comprensione comune sullo stato degli oceani”, ha detto Österblom. “Molte aziende hanno accettato il nostro invito. Questo dimostra la loro consapevolezza circa la gravità della situazione ed anche la volontà di impegnarsi in queste tematiche.”
Secondo una ricerca condotta da un gruppo di scienziati statunitensi, entro il 2050, una buona gestione della pesca a livello mondiale, potrebbe produrre un aumento di catture annue di oltre 16 milioni di tonnellate e di $ 53 miliardi di dollari di profitto rispetto all’andamento corrente.
“La creazione di una maggiore consapevolezza delle opportunità di maggiore business,determinate da una gestione sostenibile del patrimonio ittico, dovrebbe essere una priorità fondamentale per le aziende”, ha dichiarato Jean-Baptiste Jouffray, dello Stockholm Resilience Centre.
Al primo “keystone dialogue” seguiranno ulteriori incontri tra scienza e industria ittica. Un prossimo incontro è già in programma per il prossimo anno, per l’occasione saranno individuate ulteriori azioni comuni.