Dopo la notizia della convocazione per il prossimo 9 febbraio a Roma, da parte del Direttore Generale del Dipartimento Pesca del MIPAAF, Riccardo Rigillo, di una riunione indetta per “proseguire la disamina del nuovo regime sanzionatorio in materia di pesca marittima ai sensi dell’articolo 39 legge n. 154 del 28 luglio 2016”, ritornano a tuonare le proteste della marineria italiana.
Come precisa Salvatore Tredici , presidente dell’Associazione Pescatori Marittimi Professionali (Calabria): “noi pescatori italiani non protestiamo solo per la 154 ma, anche per tutte le problematiche che il comparto della pesca sta affrontando sotto il silenzio di chi ci dovrebbe tutelare”.
Le difficoltà che attanagliano il settore sono innumerevoli e di diversa natura.
“Ricordo che i pescatori – prosegue Tredici – non possono più avvalersi dell’ausilio della ferrettara, non possono catturare nessun tonno e, con il decreto del 3 giugno 2015, su 7700 barche solo 849 hanno avuto la licenza da pesca speciale per il pesce spada. Oggi, circa 6851 pescatori professionisti artigianali non possono pescare pesce spada, bianchetto, ciciarello e rossetto, ma nessuno ne parla. Ci è vietato pescare nella Fossa di Pomo e dobbiamo fare i conti con il nuovo obbligo di sbarco dell’UE”.
Tredici ricorda che, anche se in discussione dal 2008, ad od oggi la categoria di pescatori non vede ancora riconosciuta la propria professione tra quelle usuranti e che il lavoro sui pescherecci richiede di giorno in giorno maggiori competenze tecnologiche e scientifiche. Le regolamentazioni in materia di pesca obbligano all’utilizzo di log book di bordo e impegnano ad un fermo biologico inadeguato.
Tra i problemi oggettivi con cui la pesca deve fare i conti anche le ricerche petrolifere nei nostri mari che, per via dell’utilizzo della tecnica air gun per l’ispezione dei fondali marini, fa registrare una notevole diminuzione delle catture di pesci. E poi a minare la serenità dei pescatori c’è l’inquinamento e la concorrenza dei pescatori non professionisti. Un dramma!
“La 154 non va discussa ma abrogata, – conclude Tredici – solo dopo si potrà aprire un confronto che coinvolga tutti i soggetti interessati compresi i pescatori che ad oggi non sono mai stati resi partecipi in decisioni importanti”.
Intanto nelle scorse settimane si sono susseguite lungo tutta le Penisola diverse riunioni tra le varie marinerie italiane, in vista di uno sciopero europeo di concerto con tutti i Paesi UE investiti dalla crisi del settore.
Candida Ciravolo