I pescatori di tutta Italia oggi hanno manifestato a Roma contro la legge 154, quella che, con sanzioni dissanguanti, ha messo in ginocchio la categoria.
154, una legge sanguinaria che impone multe fino a 150 mila euro. Il decreto approvato dal Governo italiano lo scorso luglio sanziona pesantemente coloro i quali infrangono le regole attuate a salvaguardia degli stock ittici, o così dovrebbe essere, di fatto però ha frantumato un settore che debolmente restava in piedi.
154: una legge claudicante, imperfetta. Non c’è congruenza tra valore del danno e sanzione, il rapporto è talvolta 1000 a 10, 5.000 euro di multa, per un pesce sottotaglia finito casualmente fra quelli contenuti in una cassetta il cui valore totale ammonta a 50 euro. Chi rischierebbe tanto?
Cori e striscioni hanno “occupato” per diverse ore la piazza capitolina di Monte Citorio, commenti e considerazioni si sono susseguite sulle pagine social dei gruppi del settore.
“Chi ha fatto questa legge lo sa che il mare è bagnato?”, “Non c’è Castiglione!”, e poi ci sono le foto di chi conferma la sua presenza alla manifestazione, politici compresi.
Nel pomeriggio una delegazione formata da Francesco Caldaroni, Savatore Tredici e Nicola Parente, tre portavoce dei vari gruppi manifestanti, è stata ricevuta da Riccardo Rigillo, Direttore del Dipartimento Pesca del MIPAAF. Nel corso dell’incontro vi è stata una netta presa di coscienza da parte delle istituzioni dei difetti della 154 e con essa la volontà di attuare dei cambiamenti.
In attesa dei cambiamenti però continuerà a scendere sulla testa dei lavoratori la mannaia della 154, per questo Caldaroni, Tredici e Parente, hanno chiesto che la legge fosse sospesa o prorogata. “Questo non è possibile ma sarà aperto un tavolo di trattative”, è stato riferito alla delegazione dei manifestanti.
Ma quando? Domani i pescatori torneranno in mare con le stesse identiche condizioni dettate dalla 154 e con il timore di perdere più di quanto si possa guadagnare.
Candida Ciravolo